ARQUATA DEL TRONTO – Il Piceno si ferma. E ricorda le vittime del sisma. Domani, infatti, saranno trascorsi esattamente sei anni dal terremoto del 24 agosto del 2016, quando le scosse che devastarono il centro Italia non risparmiarono neanche Arquata. I morti, nel piccolo borgo ascolano, furono 51 e venne rasa praticamente al suolo la frazione di Pescara del Tronto. Per la giornata di domani, il Comune, per volere del sindaco Michele Franchi, ha proclamato il lutto cittadino. Perciò, verranno esposte bandiere a mezz’asta sia al municipio che negli uffici pubblici. Questa notte, invece, si rinnoverà la cerimonia di commemorazione di chi non ce l’ha fatta. Alle 2.30, al parchetto di Pescara, ci sarà la veglia, presieduta dal vescovo ascolano Gianpiero Palmieri, mentre alle 3.36 è previsto il ricordo delle 51 vittime, con il rintocco di una campana a fare da sottofondo allo scandire dei loro nomi. Domani, alle 18, ci sarà la celebrazione della messa nell’area Sae, sempre a Pescara del Tronto. È prevista, tra gli altri, la partecipazione del commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini e del capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio.
Il racconto
«Il terremoto ha stravolto la nostra vita – racconta il sindaco di Arquata, Michele Franchi, che all’epoca era il vice del compianto ex primo cittadino Aleandro Petrucci -. Quella di domani, per noi, sarà una giornata molto triste, che però ci deve spronare ad andare avanti e a fare le cose sempre nel migliore dei modi. Dobbiamo ricostruire il paese e dobbiamo farlo in memoria di chi non c’è più. Di quella notte ho dei ricordi terribili. Inizialmente, non avremmo mai pensato che fosse accaduta una tragedia simile. Sentii il boato, mi accorsi che si trattava di una scossa di terremoto, ma non avrei mai immaginato di vivere una tale situazione. Ricordo la paura sul volto dei miei concittadini e le urla di dolore di chi era finito sotto le macerie. Ripensare a quella notte fa davvero male, perché ogni arquatano ha perso alcuni familiari o alcuni amici. Il loro ricordo, però, continua a vivere all’interno dei nostri cuori».