Ascoli Piceno-Fermo

Ascoli, allarmante il rapporto Caritas: è povera una persona su dieci

Secondo il consigliere comunale Francesco Ameli diventa fondamentale sostenere la battaglia per il salario minimo

La presentazione del rapporto Caritas ad Ascoli

ASCOLI – La povertà affligge ben il 10 per cento degli ascolani. In altre parole, un ascolano su dieci si troverebbe in gravi condizioni economiche. A riferirlo è la Caritas diocesana, che proprio in questi giorni ha presentato il rapporto riferito ai dati del 2022. Numeri, quelli elencati dall’associazione, che preoccupano parecchio tutti gli abitanti del Piceno e che, ad Ascoli, hanno sollevato la polemica da parte dei consiglieri comunali di opposizione.

La polemica

Su tutti, ad alzare la voce è il capogruppo di minoranza, consigliere del Pd, Francesco Ameli. «La Caritas ci ricorda che l’Eden raccontato da Fioravanti per la città di Ascoli, purtroppo, non esiste, che il reddito minimo è un primo passo necessario e che l’aumento delle bollette dell’acqua voluto dal sindaco è stato un errore – spiega Ameli -. La fascia di età delle persone che vivono in uno stato di indigenza si è abbassata: la povertà purtroppo colpisce sempre più sotto la soglia dei 40 anni. Un primo dato preoccupante che fa il paio con il fatto che molte delle persone che si recano ai centri Caritas, siano regolarmente occupate. Un altro dato mi ha lasciato impressionato: 54mila pasti e 27mila colazioni forniti nelle mense di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto che si unisce all’aumento del disagio psicologico rispetto allo scorso anno».

La proposta

Ameli, poi, lancia anche degli spunti di riflessione. «Ci sono, a mio modo di vedere, due aspetti importanti – prosegue il consigliere comunale -. Il primo riguarda il reddito: il salario non basta a coprire le spese dato che molti degli occupati fanno ricorso alla Caritas. Ciò è indicatore di come il salario minimo sia assolutamente necessario visto come l’inflazione e l’aumento delle bollette abbiano ‘mangiato’ anche la ricchezza generata. Il secondo riguarda l’età: mentre fino a pochi anni fa la generazione dei 30enni era quella più ‘garantita’, ora invece è quella che maggiormente versa in difficoltà. Ma cosa possono fare le istituzioni locali? Ad esempio pianificare e regolamentare gli investimenti degli ambiti onde evitare l’aumento delle bollette come fatto con l’acqua. I Comuni, attraverso gli ambiti sociali, devono poter svolgere un vero e proprio ruolo di regia e a tal fine vanno rafforzati in termini di personale e risorse – conclude Ameli -. Pertanto, è un errore della Regione la cancellazione degli ambiti sociali portata avanti con la legge di riorganizzazione, come è bene che quest’ultima dia seguito alla proposta di legge sullo psicologo di base».

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