ASCOLI – L’ennesima beffa. I ‘giochi a cinque cerchi’ sembrano davvero stregati per il campione ascolano Francesco Ceci, che avrebbe dovuto prendere parte alle prossime Paralimpiadi, in programma a Parigi dal 28 agosto, ma che invece è stato escluso ancora una volta. Il 36 volte campione italiano di ciclismo su pista, da qualche anno, gareggia nel tandem in coppia con il friulano Stefano Meroni ed è reduce dalla medaglia d’oro ottenuta ai Mondiali di Rio de Janeiro, a marzo, che ha fatto seguito all’argento ottenuto a Glasgow nell’edizione precedente. Risultati, questi, che hanno contribuito a portare punti importanti alla nazionale italiana, cui sono stati riconosciuti otto posti per le Paralimpiadi.
La vicenda
Fino a pochi giorni fa, Ceci era quasi certo di essere in gara a Parigi. Invece, la federazione ha deciso di sacrificare il tandem a beneficio degli stradisti. Ancora una volta, quindi, l’ascolano dovrà rinviare la partecipazione ai Giochi, anche se in questo caso si trattava appunto di Paralimpiadi, essendo lui in coppia con un ragazzo ipovedente. Nel 2016, invece, Ceci si era guadagnato in pista il diritto a correre le Olimpiadi: poi, all’ultimo momento, venne tolto un posto all’Europa per attribuirlo all’Asia. E il campione piceno divenne riserva, di fatto non prendendo parte alla spedizione in terra brasiliana. Stavolta, il posto per Parigi sembrava assicurato, invece tutto rinviato. «L’Olimpiade, quest’anno, era un obiettivo, ma non un pensiero fisso – spiega Ceci -. Dopo le due medaglie ai Mondiali, vinte nel Team Sprint Misto, abbiamo ottenuto anche un ottimo quinto posto nel chilometro da fermo, che rappresenta la specialità olimpica. I tecnici, comunque, hanno ritenuto più giusto portare a Parigi gli atleti stradisti, piuttosto che il nostro tandem. Nessuno, peraltro, gareggerà nella nostra gara. Diciamo che hanno scelto di prendere parte ad altre specialità. Ci tenevo ad esserci, perché siamo consapevoli del fatto che avremmo potuto conquistare una medaglia. La federazione, però, ci ha già richiesto di dare la nostra disponibilità per Los Angeles nel 2028. Speriamo che possa essere la volta buona. Tra l’altro, proprio a Los Angeles, nel 1984, gareggiò mio zio Vincenzo. Colgo l’occasione per ringraziare l’Hp – conclude il velocista -, perché grazie a questa azienda stiamo sviluppando un telaio da poter utilizzare già ai Mondiali del prossimo anno, quando scenderemo in pista per guadagnarci le Olimpiadi del 2028. E lì, davvero, non vorrei proprio mancare».