ASCOLI – Siamo davvero alla svolta per il futuro dell’ex Sgl Carbon di Ascoli, dopo 20 anni di progetti falliti? Gli imprenditori che aderiscono al Consorzio Restart, proprietario da alcuni anni dell’area di 27 ettari alla periferia della città, ci credono. E puntano, insieme all’amministrazione comunale sull’opportunità dei Contratti istituzionali di sviluppo, che il Governo dovrebbe finanziare nel Centro Italia sulla base di progetti di riqualificazione urbana di grande respiro. E questo dopo la fase istruttoria che dovrà passare per la Regione Marche.
Per il consorzio Restart un’occasione imperdibile
«Questo è un progetto che a piccoli passi potrebbe far compiere un salto di qualità all’intera città – dicono dalla Restart, che tra i suoi principali soci ha la Fondazione Carisap e l’industriale Battista Faraotti, titolare della Fainplast. L’occasione è imperdibile perchè risponde ai requisiti e ai criteri del CIS inseriti nel Piano nazionale di resilienza e ripresa approvato dall’Esecutivo Draghi».
Ex Carbon, polo tecnologico ma anche molta edilizia
Ma cosa prevede il progetto? Un polo tecnologico, un’area a verde pubblico e naturalmente una zona per l’edilizia residenziale, di notevoli dimensioni (380 mila metri cubi). Il tutto però, dovrebbe essere realizzato previa bonifica del suolo inquinato da mezzo secolo ed oltre di attività da parte della multinazionale tedesca che produceva elettrodi di carbonio. Ma come si procederà per questa operazione ambientale, che di fatto ha bloccato per decenni la demolizione di capannoni e ciminiere e la riqualificazione dell’area di 27 ettari, considerati i suoi notevoli costi? Tutto ciò non è chiaro, cosi come non è certo che arriveranno i fondi del Contratto istituzionale di sviluppo. Anche se Restart parla di «svolta che è dietro l’angolo...».
È il caso di ricordare che nel maggio scorso, come segnalò il Partito Democratico, la Regione Marche bocciò la richiesta di partecipazione del Comune di Ascoli ad un bando per l’acquisto di appartamenti per un valore di 10 milioni, proprio nell’area Carbon. Il bando prevedeva lo stanziamento di 30 milioni per l’edilizia residenziale destinati all’acquisto di immobili invenduti o da sistemare nell’area del cratere sismico. Ma il tentativo della Giunta ascolana non andò in porto.