ASCOLI – «Un’opera di grande valore storico-documentario, ma anche religioso». Così il professore Stefano Papetti, direttore dei musei civici di Ascoli ha definito il complesso dei 61 volumi che compongono i «Codici di San Giacomo della Marca», ospitati presso la Sala della Vittoria della Pinacoteca del capoluogo piceno.
Arrivati da Monteprandone, luogo natale del santo vissuto tra il 1393 e il 1476, i codici medievali – di cui 4 autografi di San Giacomo – saranno esposti al pubblico, arricchendo l’offerta culturale ed artistica di Ascoli e del suo territorio. E questo grazie alla rafforzata collaborazione tra il Comune del capoluogo e quello della cittadina della vallata del Tronto – la quarta più popolosa della provincia – che custodiva i Codici nel Palazzo Parissi, ora in ristrutturazione.
Collaborazione più stretta tra il capoluogo piceno e Monteprandone
«Ringrazio Ascoli per la rapida e positiva risposta che ha dato alla nostra richiesta di ospitalità per i preziosi volumi – ha detto Sergio Loggi, sindaco di Monteprandone durante una conferenza stampa – e ciò a testimonianza delle sinergie che esistono tra i due Comuni, già da tanti anni (basti pensare che nei secoli scorsi, il nostro era l’ultimo Castello ad est del capoluogo). Oggi (5 luglio, ndr) è una giornata importante, e che va a potenziare la rete che si sta costruendo tra i centri del Piceno per fini di valorizzazione del territorio. E Monteprandone sostiene anche la candidatura di Ascoli a Capitale italiana della cultura 2024».
Il concetto di squadra e di collaborazione tra tutti i Comuni del comprensorio vicino al capoluogo, è stato sottolineato anche dal sindaco ascolano Marco Fioravanti, che parlato di visione progettuale di lungo periodo, in grado di integrare e potenziare la promozione di tutte le ricchezze artistiche e paesaggistiche della provincia.
San Giacomo della Marca voleva un ritorno alle origini del movimento francescano
La mostra dei Codici di San Giacomo, rappresenta dunque un valore aggiunto al patrimonio culturale che già Ascoli può offrire a turisti, studiosi ed anche residenti. Lo ha ben ricordato Papetti, sottolineando che il capoluogo già possiede nelle varie sedi ben 13 mila opere. « I codici presenti, corredati da didascalie e “qr code” hanno una loro valenza storica e culturale, ma evidenziano anche l’importanza di una figura come quello del religioso che apparteneva ai Frati Minori Osservanti e nel 1400 voleva un ritorno alle origini del movimento francescano. Nella Sala del Piviale – ha poi detto Papetti – è conservato un dipinto di Carlo Crivelli dove viene raffigurato per la prima volta San Giacomo della Marca».
Alla conferenza stampa ha partecipato anche l’assessore alla cultura Donatella Ferretti.