ASCOLI – Quasi 500mila ore prestate in eccedenza, 20mila giornate di ferie non fruite, sette anni di mancato pagamento delle indennità relative ai tempi di vestizione e la mancata erogazione della produttività 2022 e 2023. Ciò va a costituire un debito complessivo pari a venti milioni di euro che l’Ast di Ascoli ha nei confronti del personale dipendente per una media pro capite di circa 10mila euro di credito per ciascun operatore. Lo fa sapere la Rappresentanza Sindacale Unitaria, attraverso un duro comunicato indirizzato alla Regione alla direzione della stessa Ast.
Le criticità
«Nonostante gli accordi sottoscritti – si legge nella nota -, non vengono erogati gli emolumenti relativi alla libera professione di supporto indiretta mentre quelli inerenti alla diretta, a supporto, vengono liquidati in difformità al regolamento. La mensa è un beneficio limitato solo ad una parte del personale che presta attività lavorativa antimeridiana in difformità a quanto sancito dalla Suprema Corte di Cassazione. L’Ast da anni eroga i servizi con una dotazione organica assolutamente inadeguata a causa delle penalizzazioni finanziarie inflitte a questo territorio dalla Regione Marche in contrasto con quanto specificatamente disposto dalla stessa legge regionale numero 8 del 2017 che impone il riequilibrio delle risorse tra i vari territori, con conseguenti inaccettabili aggravi dei carichi di lavoro sul personale dipendente. Il mancato avvio dei processi di stabilizzazione pur contemplati dalla vigente normativa risulta inaccettabile. 187 precari, infatti, sono costretti, da anni, a svolgere la loro attività nella più assoluta incertezza con proroghe di contratti a volte anche bimestrali. L’assenza di riscaldamento ovvero di climatizzazione in alcuni ambulatori è inconcepibile».
Gli altri fronti
«Le iniziative di razionalizzazione indebitamente inflitte al personale hanno creato una condizione ambientale esplosiva che non può non ripercuotersi sulla bontà degli stessi servizi – prosegue la Rsu, guidata dal coordinatore Paolo Grassi e dal vice Stefano Sudati -. Parimenti inaccettabile risulta la razionalizzazione dell’acqua potabile ai pazienti e la privazione della stessa ai dipendenti nel momento in cui la medesima non appare potabile in molti punti delle strutture ospedaliere, tanto che la stessa acqua viene sottoposta a continuo shock termico per l’abbattimento del batterio della Legionella, così come incomprensibile è l’accentramento degli spogliatoi in stanze assolutamente non a norma, impraticabili dal punto di vista igienico sanitario. Di fronte a tale contesto risultano provocatorie le disposizioni di servizio con cui si sta provvedendo alla modifica dell’organizzazione del lavoro con mobilità selvagge ed unilaterali modifiche delle articolazioni degli orari di lavoro, senza il previsto obbligatorio confronto con le rappresentanze sindacali. Pertanto, invitiamo l’Ast a sospendere l’efficacia di tali disposizioni fino all’espletamento della prescritta procedura contrattuale – conclude la nota della Rsu -. Riattiveremo lo stato di agitazione e intraprenderemo le conseguenti forti iniziative a sostegno dei diritti di tutto il personale dipendente da anni vilipeso».