Ascoli Piceno-Fermo

L’alloro di Grottammare punta all’IGP indicazione geografica protetta

Odore e gusto intenso, coltivato fin dall'antichità in un distretto baciato da inverni miti e calde estati, il Laurus Nobilis si coltiva in un fazzoletto di terra tra il Fermano e l'Ascolano

L'alloro di Grottammare punta all'indicazione geografica protetta IGP

GROTTAMMARE – Con la consegna, nelle mani dell’assessore regionale Andrea Maria Antonini, di un dossier frutto di sei anni di lavoro, l‘Associazione dei Vivaisti di Grottammare cerca la consacrazione europea per l’Alloro di Grottammare (Ascoli Piceno): aromaticissimo, odore e gusto intenso, coltivato fin dall’antichità in un distretto baciato da inverni miti e calde estati, il Laurus Nobilis si coltiva da migliaia di anni in un fazzoletto di terra tra il fermano e l’ascolano.
Lo attestano i resti fossili risalenti al Pleistocene medio superiore, lo certifica la toponomastica con il tratto di statale Adriatica noto per secoli come strada Loreto-Aprutina o via Lauretana, e che era percorsa dai pellegrini diretti, da sud, verso il santuario mariano di Loreto. Loreto, appunto, da Lauretum, bosco di lauri.

Con il supporto di Coldiretti Ascoli Fermo, l’associazione dei vivaisti ha lanciato la campagna “Date l’IGP all’alloro di Grottammare”, ed ha presentato domanda ufficiale alla Regione Marche per dare il via all’iter del riconoscimento IGP a questo prodotto dell’eccellenza marchigiana. L’IGP, che sta per indicazione geografica protetta, è un ‘marchio’ che hanno, nella nostra regione, altri nove prodotti: Vitellone bianco dell’appennino centrale, Ciauscolo, Agnello del Centro Italia, Maccheroncini di Campofilone, Patata Rossa di Colfiorito, Olio Marche, ed inoltre Mortadella Bologna e Lenticchia di Castelluccio che sono prodotti ai confini della regione.

Le due associazioni hanno consegnato domanda ufficiale di certificazione alla Regione Marche, dando il via ad un iter i cui passaggi successivi saranno al Ministero delle Politiche Agricole e quindi a Bruxelles. «Nell’Unione Europea – spiega il presidente dell’associazione Vivaisti di Grottammare, Francesco Balestra, vivaista 45enne di Grottammare e presidente della locale associazione Vivaisti – ci sono solo tre Igp riconosciute nel settore florovivaistico: la Gentse Azalea IGP, Belgio 2010, la Szoregi Rozsato IGP, Ungheria 2012 e il Vlaamse Laurier IGP, Belgio 2015, nessuna italiana». 

Il disciplinare prevede una produzione limitata alle provincie di Ascoli Piceno e Fermo, più i comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Colonnella e Controguerra della provincia di Teramo. Tra inverni miti ed estati calde ma non afose, in una zona fitoclimatica chiamata, non a caso, “Lauretum freddo”, la presenza dell’alloro è antichissima e certificata. Anticamente l’alloro veniva impiegato sia come pianta ornamentale sia nelle preparazioni culinarie, decotti digestivi e antisettici naturali, per produrre aromi e oli essenziali o, con l’impiego delle bacche, per la produzione del celebre “Sapone di Aleppo”. È rinomato per l’intensità e la persistenza al gusto e all’odorato, ed è fantastico per aromatizzare olio extravergine di oliva ed altre pietanze.

Sono circa 400 le aziende florovivaistiche delle province di Ascoli e Fermo che producono alloro. Il settore vivaistico, in generale, conta in zona circa il 43% delle aziende totali dell’intera regione.