«Senza il Superbonus nel cratere sismico si rischia di fermare la ricostruzione». Il presidente regionale di CNA Costruzioni Marco Rossi commenta così la stretta del governo messa in atto per correre ai ripari contro lo sforamento dei conti pubblici. Il decreto, non ancora bollinato e quindi suscettibile di modifiche, prevederebbe lo stop allo sconto in fattura e alla cessione del credito per le case popolari, le cooperative di abitazioni, per le onlus e per le aree terremotate o alluvionate, con l’eccezione, però, degli iter già avviati. Eccezione anche per chi ha presentato la Cila e per i condomini che hanno votato la delibera assembleare per i lavori.
La preoccupazione dell’associazione di categoria è per l’area del cratere sismico del 2016 che rischia di vedere un rallentamento nel processo di ricostruzione privata: «Il Superbonus è fondamentale per queste aree – spiega Rossi – perché consentiva di portare avanti i lavori dal momento che il contributo statale da solo non basta per completare i lavori. Fino ad oggi quasi il 90% dei contratti viene stipulato con il Superbonus al 110%».
Il contributo, infatti, sarebbe dovuto restare in vigore fino al 2025 nelle aree terremotate e alluvionate, oltre che per le onlus, «ma a seguito del decreto, di cui attendiamo l’uscita, dal 4 aprile non sarà più così ed ora nel cratere è corsa per presentare le pratiche prima di quella data. Non si possono fare interventi così fulminei – spiega -, per le imprese è come stare sulle montagne russe. Se da un lato è vero ci sono stati 30 miliardi di extra richieste, dall’altro andrebbero calcolati al netto delle maggiori imposte che generano».
Il nodo della questione per Rossi «è l’impatto molto forte che il decreto avrà sul cratere sismico: il Superbonus incide sui lavori tra un 10 e un 30%, mediamente l’80% del costo dei lavori viene coperto dal contributo statale e il 20% dal Superbonus, eliminandolo si rischia che le persone non riescano a terminare i lavori». La soluzione? Secondo Rossi è quella di aumentare il contributo statale per evitare di fermare la ricostruzione.
«Gran parte del processo di ricostruzione privata deve ancora prendere avvio – dice -; gli aggregati (i caseggiati adiacenti uno all’altro, considerati corpo unico) devono ancora partire e si tratta di un tipo di ricostruzione che per essere messa in cantiere richiede molto tempo e importi ingenti». Il presidente di CNA Costruzioni ricorda anche che i forti rincari al prezzo dei materiali di costruzione hanno reso il contributo statale insufficiente per questo era stato introdotto il Superbonus, «ora toglierlo significa lasciarci con le gomme sgonfie».