SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una bara, simbolica, a indicare la ‘morte’ dei diritti dei lavoratori. È quanto mostrato, questa mattina, da alcuni componenti della Rsu, insieme ai rappresentanti sindacali di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Fials e Ugl nel corso della manifestazione che si è svolta davanti all’ospedale ‘Madonna del Soccorso’ di San Benedetto del Tronto. L’iniziativa è stata promossa per denunciare la grave situazione della sanità nel Piceno e la violazione, secondo gli stessi sindacati, dei diritti dei lavoratori.
Le richieste
Le principali ragioni della protesta risiedono nella richiesta di riequilibrio dei fondi contrattuali, la restituzione dei 495mila euro ‘congelati’ per il pagamento delle indennità relative al periodo tra il 15 novembre e il 31 dicembre 2021, nonché il pagamento dei tempi di vestizione e la fruizione di tutte le ferie arretrate. «La sanità del Piceno è in una condizione drammatica e a pagarne le conseguenze è tutto il territorio – spiega Giorgio Cipollini della Cisl -. La Regione, infatti, ha previsto ulteriori stanziamenti per tutte le altre province delle Marche, mentre ad Ascoli ci sono stati tagli delle risorse per il personale pari a un milione e 800mila euro. Questo significa che c’è il rischio reale della chiusura di diversi servizi sanitari, ovviamente a danno dei cittadini. La sanità privata, ormai, sarà ulteriormente avvantaggiata rispetto alla sanità pubblica, la quale invece andrà sempre più scomparendo. E per gli operatori sanitari la beffa è doppia, perché non vengono rispettati i diritti previsti dal contratto di lavoro. Faccio solo un esempio – conclude il rappresentante sindacale – sottolineando il fatto che i tempi di vestizione non vengono riconosciuti da oltre cinque anni».
La polemica
Dello stesso parere anche Viola Rossi, della Cgil. «Noi oggi siamo qui davanti all’ospedale di San Benedetto per una vera e propria marcia funebre, sulla scia di quanto fatto anche ad Ascoli nei giorni scorsi – conferma la sindacalista -. Questa cassa contiene i diritti dei lavoratori, che sono stati completamente seppelliti dalla gestione della commissaria Vania Carignani. Quest’ultima, infatti, ha anche deciso di interrompere tutto ciò che di buono si era riusciti a ottenere con la precedente direzione. Non solo non sta facendo nulla per il personale, ma ha provocato anche ulteriori danni, rompendo accordi che erano stati già raggiunti. Infine, la stessa commissaria ha interrotto le trattative con le organizzazioni sindacali. È il momento di alzare la voce, perché non sono arrivate nemmeno risposte per i lavoratori che sono ormai in scadenza di contratto il prossimo 31 marzo».