CASTEL DI LAMA- Nasce a Castel di Lama (AP) “Largo Antonio de Meo“, in ricordo del giovane ucciso a Villa Rosa di Martinsicuro da tre rom.
Il ricordo
Nel giorno in cui Antonio avrebbe compiuto 36 anni si è svolta la cerimonia alla presenza del sindaco Mauro Bochicchio, di alcuni familiari del ragazzo e di tutti coloro che hanno voluto ricordare Antonio.
«Abbiamo intitolato una piazza a questo giovane prematuramente scomparso, dal quale è nata anche un’associazione, che aiuta le famiglie più deboli nel nostro territorio. I genitori di Antonio, Lucia e Giuseppe, sono due persone speciali, dedicano la loro vita ad aiutare gli altri, proprio per tenere vivo il ricordo del loro figlio. Nel giorno della sua scomparsa hanno scoperto questo grande lavoro che silenziosamente Antonio faceva nei confronti degli stranieri in difficoltà nella città dove lui studiava. Mi ha fatto molto piacere vedere la partecipazione di alcune classi della scuola elementare di via Agide. I giovani devono prendere esempio da queste storie. E soprattutto è stata una piacevole scoperta per i genitori, scoprire che i propri figli, a loro insaputa, aiutano le persone più deboli. I E’ una storia triste che però una prosecuzione positiva, che auspico sia di insegnamento per tutti» ha spiegato il primo cittadino.
La storia
Sono trascorsi tredici anni dalla morte di Antonio de Meo. Aveva 23 anni, era di Castel di Lama. Studiava agraria a Bologna e sognava di aprire un ristorante. D’estate lavorava come cameriere. Un animo buono il suo: aiutava i ragazzi in difficoltà e portava da mangiare ai senza tetto.
La notte del 10 agosto del 2009 Antonio, dopo avere finito il turno di cameriere in un hotel a Villa Rosa di Martinsicuro (TE), nello spazio adiacente l’albergo, oggi adibito a parcheggio, ebbe una discussione con alcuni ragazzi rom. Li conosceva di vista. Il motivo della lite fu la sua bici rubata: i tre dopo avergliela rubata, si rifiutarono di restituirla al ragazzo.
Di lì a poco la tragedia. La banda aggredì Antonio con calci e pugni. Antonio cadde a terra. Fu lasciato morire lì. I tre scapparono. Quando seppero che Antonio era morto, poco dopo tornarono sul luogo del delitto, per cancellare le prove. I carabinieri trovarono un motorino bruciato. Fu il padre di uno dei tre ragazzi a dare fuoco al mezzo.