ASCOLI – Una vera e propria ‘zona franca’, oltre all’azzeramento dei mutui. È questa la richiesta che arriva dalle attività ricettive e imprenditoriali che operano nelle zone terremotate del Piceno. Ad alzare la voce, in queste ore, è l’ex assessore del Comune di Acquasanta Francesco Amici, proprietario della storica dimora di Castel di Luco, che si trova proprio nel territorio di Acquasanta Terme.
La struttura
L’edificio, che si trova appunto nell’omonima frazione del borgo termale, prima del sisma del 2016 era un ristorante molto suggestivo, che aveva a disposizione anche diverse camere. Per i turisti che arrivavano nel Piceno, infatti, era una grande opportunità quella di poter cenare e dormire all’interno di un vero castello. Il terremoto, poi, ha causato alla struttura delle gravi ferite, che sono state quasi sanate nel giro di sei anni. I lavori di ricostruzione, infatti, non sono stati ancora completati, anche se in realtà manca solo qualche dettaglio e la riapertura è prevista per l’inizio del 2023. Gli ostacoli, però, per la ripartenza dell’attività ricettiva, non sono stati tutti superati.
Il grido d’allarme
«Qui, nel vero cratere sismico, abbiamo difficoltà ad accedere ai fondi per il sisma – spiega Amici -. Trattandosi, le nostre, di aziende danneggiate dal terremoto, abbiamo i mutui sospesi fino a dicembre 2022, ma poi ci sono tanti dubbi sul futuro. Per le imprese turistiche attive prima del sisma, infatti, il Pnrr prevede un fondo perduto massimo pari al 60 per cento. Come possiamo indebitarci ulteriormente? La ricostruzione, in concreto, è partita da un anno, dopo che ne erano trascorsi cinque di autentiche sofferenze. Nel nostro territorio siamo ancora in mezzo a gru e polvere. Per adesso come si possono attuare progetti turistici sostenibili economicamente? Forse in futuro sarà possibile, ma dobbiamo essere aiutati a resistere. Ciò che non capisco è perché il Pnrr riconosca un fondo perduto dell’80 per cento alle nuove aziende turistiche. La considero una scelta scellerata e pericolosa che apre la strada alle speculazioni, come avvenuto in passato con la Cassa del Mezzogiorno. Noi siamo aziende terremotate che erano già in sofferenza prima del sisma – prosegue Amici -. E, nonostante tutto, siamo ancora qui. E qui vogliamo rimanere, nonostante le varie scosse che ci resteranno per sempre scolpite nell’anima. Una vera zona franca e l’azzeramento dei muti: solo queste sono scelte coraggiose e di cambiamento, che possono dare un senso umano a questa costosa e lenta ricostruzione».