Ascoli Piceno-Fermo

Centro antiviolenza per uomini, la psicoterapeuta Baiocchi: «La violenza non ha sesso. Richieste di aiuto in aumento»

La psicologa che ha dato vita al Centro antiviolenza Oltre il genere di di San Benedetto del Tronto: «È a causa dell’analfabetismo psicologico che si crea una gestione dicotomica delle divergenze»

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Centro anti violenza per uomini: nel secondo anno di attività, 151 richieste di aiuto. È questo il bilancio reso noto dal Cav, il Centro antiviolenza ‘Oltre il genere’ di San Benedetto del Tronto.

Il punto di ascolto voluto dalla psicoterapeuta e coordinatrice del centro, Antonella Baiocchi, ha visto quindi un incremento delle richieste, tra consulenza e servizi vari. In particolare, nel primo anno erano state 132 le richieste arrivate alla struttura gestita dall’associazione per la promozione e lo sviluppo individuale e relazionale (Aprosir).

Raggiunta al telefono, la dottoressa Baiocchi spiega: «È a causa dell’analfabetismo psicologico che si crea una gestione dicotomica delle divergenze. Di conseguenza, pensiamo che la verità assoluta sia in mano a qualcuno e per forza maggiore ogni divergenza viene gestita con violenza. Così – prosegue la psicoterapeuta – la persona che si trova in posizione di potere prevarica l’interlocutore in posizione di vulnerabilità».

La dottoressa Antonella Baiocchi

«E il potere – precisa lei – può essere di carattere psicologico, fisico, legale o economico. È chi si trova in posizione di potere – ribadisce – che prevarica l’interlocutore in posizione di vulnerabilità. Ma non è una questione di maschi violenti. Bisogna piuttosto parlare di persone violente. Nel corso dei secoli, in posizione di potere ci si è sempre ritrovato il maschio, è vero, ma è un fatto contingente. Perché è sotto gli occhi di tutti che quando la donna è uscita dalla posizione di vulnerabilità, compie le stesse azioni che compiono i maschi per affermarsi. Questo è il punto: non bisogna pensare che l’uomo sia sempre carnefice. Pure la donna può esserlo. E comprendere questo non significa essere contro le donne, bensì aprire la mente».

Nel periodo preso in esame, sono state effettuate complessivamente 367 consulenze tramite telefono e videoconferenza. Tutti gli uomini che hanno chiamato erano italiani (alcuni nati in Italia da genitori stranieri). La fascia d’età più rappresentata è stata quella tra i 40-49 anni (34%), seguita dalla fascia di età 30-39 (32%) e dalla fascia di età 18-29 (19%).

Lo stato civile maggiormente rappresentato è quello dei conviventi (42%), seguito dai coniugati (25%) e coniugati in fase di separazione (19%). Il 65% degli uomini ha subito violenza da donne: nello specifico dalle partner ed ex partner.

Il 16,5% degli uomini è stato maltrattato da altri uomini: dai fratelli per questioni di eredità e di gelosia parentale; da conoscenti che li hanno presi di mira per antipatia o per l’omosessualità vera o presunta; da colleghi e datori di lavoro: gli omosessuali hanno dichiarato di aver subito angherie dal partner. Il 18.5% degli uomini è stato maltrattato da più persone, sia uomini che donne.

Al Centro – a cui lavorano diversi volontari – ci si può rivolgere gratuitamente e da tutta Italia. «Il Governo – conclude la psicologa – deve capire che bisogna mettere in campo misure anche per i maschi vittime di violenza. Agli uomini non viene dato un euro. Per loro vengono solo spesi i soldi per il recupero di soggetti maltrattanti. Ma quando è l’uomo ad essere vittima, che si fa? I vari governi hanno agito in buona fede, ignorando un equivoco da superare». Un equivoco che, secondo Baiocchi, porterebbe a una «irragionevole discriminazione costituzionale: l’articolo 3 della Costituzione sancisce l’uguaglianza. Ebbene, è il momento di far capire che la violenza interessa complessivamente le persone, non il solo genere maschile (o femminile)».

© riproduzione riservata