ASCOLI – «In un momento delicato come questo, chiudere un servizio essenziale come gli asili e le scuole per l’infanzia provoca un danno incalcolabile». Lo sostiene Tonino Armata, esperto del settore e Coordinatore dell’Osservatorio permanente sull’infanzia e l’adolescenza del Comune di San Benedetto del Tronto.
La scelta governativa di sospendere le lezioni in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado, pensando che questo aiuti ad affrontare la cosiddetta «pandemia» sta causando forti reazioni in molti ambienti sociali e culturali.
Perché a rischio, con tali decisioni c’è il futuro stesso dell’educazione dei ragazzi e soprattutto dei bambini, che entrano per la prima volta in contatto con forme di socialità e convivenza esterne a quelle familiari. Ma è ovvio che anche la tenuta delle famiglie stesse, che non riescono a conciliare più lavoro con responsabilità genitoriali o parentali, è notevolmente messa alla prova.
«Prima di arrivare alla chiusura totale delle scuole – sostiene Armata – si potevano e si dovevano tentare altre strade, come per esempio dare mascherine Ffp2 a tutto il personale. E poi perché non fare delle rotazioni e abbassare la percentuale di presenza senza arrivare al 100% anche per il I° ciclo? Diamo ai ragazzi almeno la prospettiva di qualche giorno a settimana in cui dover fare lo zaino e prepararsi ad andare in classe a condividere momenti di vita scolastica e sociale con i compagni».
Aggiunge poi il Coordinatore dell’Osservatorio sull’Infanzia, sottolineando la novità sanitaria degli ultimi tre mesi : «È stato detto che le varianti incidono maggiormente dai 10 anni in su. Perché allora chiudere nidi, infanzia e primaria? Si possono conoscere i dati che motivano questa scelta? Mi sarei aspettato almeno la tutela dei più piccoli e delle loro famiglie – prosegue l’esperto- oltre che dei figli di chi opera nei servizi pubblici essenziali. Così è stato per mesi, oggi non più. Il Ministero dell’Istruzione, qualche giorno fa, prima ha detto di sì, poi ha fatto marcia indietro».
Insomma, un duro attacco di accusa e critica alla gestione del mondo scolastico attuato dalle istituzioni centrali, e che non fa che rendere pubblica la posizione sul territorio di molti privati cittadini che cominciano ad essere stanchi di questo scenario emergenziale. Soprattutto se giustificato da misure di lotta e contrasto alla diffusione del rischio della Covid-19 ( la malattia, prodotta dal virus) che vengono realizzate in maniera non sembra efficace, ad iniziare dai ritardi nella somministrazione dei vaccini, in Italia e nelle Marche. Ma tant’è, si va avanti sulla stessa strada di un anno fa, anche se i mezzi ci sarebbero per cambiare direzione.
«Ora mamme e papà, medici o infermieri – ricorda Armata – non hanno più la possibilità di mandare i figli in classe. Figli di persone già vaccinate, ricordiamolo. E questo mi dispiace».
Dunque, considerando che per il Governo «i genitori che lavorano a distanza possono tranquillamente occuparsi anche dei loro figli senza nido o scuola materna..», che fare?
Per il Coordinatore dell’Osservatorio di San Benedetto, l’unica risposta è tenere gli asili aperti: «Perché l’educazione e la scolarizzazione sono l’unico volano per un futuro di sviluppo ed anche perché gli educatori e gli operatori dei centri educativi per la prima infanzia garantiscono cura e attività ludico didattiche ai bambini in totale sicurezza: la scuola di ogni ordine e grado deve essere considerata come un servizio essenziale».