Ascoli Piceno-Fermo

Crisi idrica, Spaterna del Parco dei Monti Sibillini: «Si realizzi un sistema di integrazione delle risorse idriche»

Abbiamo intervistato il presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini per sapere com'è la situazione nelle Marche e come la siccità sta impattando nell’ecosistema del Parco

Ruscello (Foto: Parco Nazionale Monti Sibillini)

VISSO In questa estate caratterizzata da caldo torrido e dall’assenza di piogge si parla sempre più frequentemente di crisi idrica. Abbiamo intervistato il presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Andrea Spaterna, per sapere come è la situazione nella nostra regione e come la siccità sta impattando nell’ecosistema del Parco.

Presidente Spaterna, dal suo punto di vista nelle Marche c’è una crisi idrica?
«Direi che la crisi idrica, oggi, è una situazione con cui dobbiamo confrontarci non più soltanto nei periodi caldi dell’anno ma, purtroppo, come una costante. Un quadro che si è andato consolidando e che presenta uno scenario in cui l’acqua non può più essere considerata una fonte inesauribile. La riduzione delle precipitazioni piovose e nevose o comunque la loro concentrazione in periodi circoscritti dell’anno rappresentano un segno tangibile di quei cambiamenti climatici, di cui tanto si parla, ma che ancora non vengono percepiti come un pericolo imminente e rispetto ai quali non si fa ancora abbastanza. Questo, del resto, vale per le Marche come per tutte le altre regioni d’Italia».

Come la siccità sta impattando nell’ecosistema del Parco dei Monti Sibillini e in generale nelle zone montuose della nostra regione?
«È chiaro che l’evoluzione della situazione climatica non può non avere conseguenze anche sull’ecosistema del Parco, di per sé già fragile. Basti pensare, ad esempio, al Chirocefalo del Marchesoni, un minuscolo crostaceo che vive soltanto nelle acque del lago di Pilato e che deve la sua sopravvivenza alle precipitazioni invernali, nel senso che, quando queste si riducono significativamente, il lago tende a prosciugarsi, come è avvenuto ripetutamente negli ultimi anni. Fortunatamente il Chirocefalo ha sviluppato forme di resistenza per far fronte a situazioni estreme; tuttavia, se queste dovessero perdurare, ci troveremmo di fronte a scenari inediti con ripercussioni nefaste non solo per il Chirocefalo ma per l’intera comunità. Per il Chirocefalo della Sibilla, altro endemismo meno noto, i rischi sono anche maggiori, in quanto vive in uno specchio d’acqua temporaneo molto più piccolo del lago di Pilato. Altre specie faunistiche, anche di interesse comunitario, possono risentire negativamente della crisi idrica, con concreto pericolo di scomparsa a livello locale. Tra queste ricordiamo la trota mediterranea, per la quale il Parco sta portando avanti un progetto comunitario per la sua conservazione; il gambero di fiume e molte specie di anfibi, la cui sopravvivenza spesso è legata a piccoli habitat acquatici, come pozze o abbeveratoi, di cui si sta registrando un significativo depauperamento. La siccità si porta dietro anche un rischio incendi elevato, rispetto al quale è fondamentale che i fruitori delle aree protette, ma non solo, assumano un comportamento responsabile nei confronti della natura che li circonda, evitando qualsiasi comportamento scorretto. Ciò per non alterare ulteriormente un ecosistema dai delicati equilibri, del quale tutti noi facciamo parte».

Andrea Spaterna, presidente Parco Nazionale Monti Sibillini

Quali iniziative potrebbero essere attuate nell’immediato per far fronte a questa situazione e per tutelare la risorsa idrica nelle aree protette?
«La risorsa idrica non è una peculiarità delle aree protette. I punti di prelievo delle acque sono dislocati in varie parti della regione Marche, con qualità differenti dovute anche all’impatto dell’inquinamento sulle falde acquifere. La risposta a questa domanda non può non considerare uno scenario complessivo, nel quale certamente le aree protette e le riserve d’acqua che queste contengono svolgono un ruolo importante, ma non possono essere ritenute come l’unica soluzione al problema. Appaiono ormai necessari e impellenti interventi volti alla riduzione delle perdite delle condutture, alla razionalizzazione dei consumi, nonché all’individuazione di fonti idriche alternative e di modalità innovative di recupero dell’acqua piovana, marina, etc. Interventi, tutti, che potrebbero rappresentare un’opportunità anche alla luce della realizzazione di un’interconnessione, già in fase di progettazione, tra le reti idriche dei Monti Sibillini. Può essere altresì importante investire sulla realizzazione di condutture duali, in quanto non è più sostenibile che l’acqua pregiata di sorgente venga utilizzata anche per fini non potabili. Insomma, un sistema di integrazione delle risorse idriche, che da un lato possa soddisfare pienamente il fabbisogno di acqua da parte della popolazione, ma, al contempo, possa tutelare le risorse idriche necessarie al mantenimento degli ecosistemi acquatici e quindi alla tutela della biodiversità, obiettivo non secondario alla luce anche delle recenti modifiche all’art. 9 della Costituzione».