Si riparte, anche, dalla cultura. Riaprirà i battenti lunedì 18 maggio a Roma la mostra “Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma”, curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi. L’appuntamento capitolino, con il taglio del nastro avvenuto proprio in concomitanza con l’arrivo del Covid-19, si era dovuto stoppare a causa dell’emergenza sanitaria mondiale. La mostra è stata quindi prolungata e sarà visitabile fino al 26 luglio.
Tre tappe importanti per una mostra che testimonia tutta l’offerta della bellezza artistica marchigiana. Dopo il primo appuntamento nel cuore del cratere, ad Ascoli Piceno, la mostra ha continuato il suo tour arrivando fino a Roma, al Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, storica sede della Fondazione Pio Sodalizio dei Piceni. Dopo l’appuntamento nella capitale la mostra concluderà il suo tour itinerante a Senigallia, nella riviera adriatica, a Palazzo del Duca.
«Si tratta di un segnale forte soprattutto in questo momento – ha sottolineato l’assessore regionale alla cultura Moreno Pieroni -. Questa mostra come tutte le altre della nostra regione, penso a quella su Raffaello, sono delle punte di diamante della bellezza marchigiana e permettono a chiunque di ammirare e apprezzare il nostro prezioso patrimonio, anche fuori confine con l’appuntamento romano».
Sono 36 le opere d’arte in mostra tra quelle restaurate a seguito del sisma del 2016 grazie al contributo di Anci Marche e del Pio Sodalizio dei Piceni, insieme all’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e in collaborazione con la Regione Marche. Tutte le opere, restaurate da tecnici marchigiani in collaborazione con l’Università di Camerino e di Urbino, sono di proprietà di 17 diversi Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
Si tratta di opere che «vanno dal ‘400 al ‘700, alcune dall’alto valore devozionale e non storico-artistico e altre invece dal grande valore storico-artistico» ha detto il curatore Papetti. Il restauro ha permesso di dare vita a un catalogo realizzato affiancando alla scheda storico artistica dell’opera la relazione dell’intervento di restauro e i risultati delle indagini diagnostiche che lo hanno preceduto. «Terminate le mostre, le opere che non potranno ritornare nelle loro sedi originali perché crollate o non ancora restaurate, saranno collocate in otto depositi e lì saranno sempre a disposizione del pubblico» ha aggiunto Moriconi della Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche.
Sarà possibile ammirare crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese come oggetti di culto da parte dei fedeli. Non mancano nomi importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle “Scene della vita di Santa Lucia” provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la “Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti” di Sarnano, Cola dell’Amatrice di cui spicca la “Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca” dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni Baglione e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che nelle Marche sono nati o che vi hanno soggiornato e che hanno contribuito a modificare la geografia della Storia dell’Arte.
La mostra romana, a ingresso gratuito, sarà visitabile da lunedì a sabato dalle ore 10 alle ore 14 e dalle ore 16 alle ore 19.