SAN BENEDETTO – Cambio della guardia, per il Pd di San Benedetto. Ma non mancano le polemiche. Nei giorni scorsi, infatti, la sezione rivierasca del Partito Democratico ha scelto Diana Palestini come nuova segretaria, al posto del dimissionario Claudio Benigni. Una scelta, quella attuata da quest’ultimo, dovuta soprattutto alla spaccatura interna che vi fu in occasione delle elezioni amministrative di ottobre. Dopo qualche mese, c’è stata dunque la resa dei conti, con la Palestini che è stata scelta come nuovo leader per il partito a San Benedetto. Nelle ultime ore, però, gli ex segretari Alessandro Marini, Sabrina Gregori e Nicola Rosetti, tutti e tre espulsi dal Pd nel corso degli ultimi tempi, hanno alzato la voce in merito alle modalità seguite per l’elezione della nuova segretaria della sezione comunale.
La protesta
«Dopo le amministrative, abbiamo pensato che a San Benedetto il Pd avesse toccato il fondo – spiegano Marini, Gregori e Rosetti -. Ma la saggezza popolare ha per l’ennesima volta dimostrato che c’era ancora da scavare e infatti il fondo è stato toccato di nuovo martedì sera. Un’assemblea farsa dell’unione comunale, orchestrata ad hoc per non cambiare nulla e mantenere lo status quo e dare il via ad un valzer di poltrone vergognoso, al teatrino del riciclo tra dirigenti di partito. Un partito ad uso e consumo dei suoi dirigenti incapaci di ammettere le proprie responsabilità, dove ad ogni piè sospinto viene però ribadito che in privato gli attestati di stima sono incessanti. Un partito ridotto a numeri da assemblea condominiale, dove probabilmente sono i vincoli di parentela e amicizia e non più un condiviso sentire comune a fare da collante. Un segretario dimissionario che finge di immolarsi per non si sa bene quale causa ma che si ricicla a vicesegretario. Un’altra segretaria, eletta pochi mesi fa, che lascia scoperto il suo circolo, per rivestire il ruolo di segretaria dell’unione comunale. Si nascondono dietro ai regolamenti per giustificare il loro indegno agire – concludono i tre epurati – ma la politica, quella vera, quella aulica, è fatta di etica, di dignità, di serietà, non nascondendosi dietro agli articoli di uno statuto pur di restare in sella».