Ascoli Piceno-Fermo

Dimissioni di Milani, Pd Ascoli: «La destra regionale fa solo spoil system sulla sanità»

Il Circolo Sanità del PD attacca la Giunta Acquaroli e ricorda i meriti del direttore generale uscente. Secondo il gruppo «i dirigenti nominati dal precedente governo devono essere cacciati senza tante riserve»

L'ospedale di Ascoli Piceno

ASCOLI – Le dimissioni di Cesare Milani da direttore generale dell’Area Vasta 5 di Ascoli, secondo molti provocate dai contrasti con la giunta regionale sulla gestione della sanità locale, hanno scatenato un putiferio di polemiche politiche.

A difendere il manager soprattutto il Partito Democratico del capoluogo piceno, attraverso il suo Circolo Sanità. Quest’ultimo prende spunto dalla vicenda di Milani per attaccare la destra al governo della Regione.

«Dopo le dimissioni del direttore a Fermo, ora anche ad Ascoli si procede con lo spoil system, senza mai attuare una valutazione di merito o un’autocritica in quindici mesi di inefficienza amministrativa ma sempre e solo l’applicazione della legge del taglione: i dirigenti nominati dal precedente governo devono essere cacciati senza tante riserve».

Secondo il PD ascolano la destra in Regione è lontana dai problemi dei cittadini e pensa «a muovere le pedine mentre è in corso una pandemia, con tutto quello che significa e ne consegue».

Al centro del caso Milani la questione dello sforamento del budget dell’Area Vasta 5 dell’Asur. Per il direttore uscente una “scelta obbligata” considerando le necessità dei due ospedali di Ascoli e San Benedetto negli ultimi due anni. E indotta probabilmente anche da un netto di taglio di 20 milioni di euro nel 2020 deciso a livello regionale che tra l’altro ha causato forti critiche da parte dei sindacati.

Per i Dem è mancata la programmazione

«A Milani si rimprovera di non aver saputo gestire il budget – sostiene il Circolo Sanità dei Dem – ma bisognerebbe domandarsi come si fa a gestire un budget quando mancano gli indirizzi e la programmazione. Mancano indirizzi su come applicare la politica sanitaria sul territorio, sulla spesa farmaceutica e sul contenimento di quella sul personale, costringendo gli operatori a ritmi insostenibili. Sarà un caso che le relazioni sindacali si sono interrotte? Sarà un caso se le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra, vicine allo sciopero?».

Insomma il direttore generale doveva essere aiutato e non osteggiato o lasciato senza programmi di lungo periodo. Anche perché, secondo il PD sarebbero molti i meriti e i risultati ottenuti nell’Area Vasta 5 con Milani alla guida, prima dell’arrivo di Acquaroli: «L’istituzone della medicina vascolare ad Ascoli con l’acquisto di un nuovo angiografo, la nomina di importanti primari in settori vitali della sanità picena, l’istituzione dell’hospice a San Benedetto, decine di milioni di investimenti strutturali. Per non parlare poi della gestione della pandemia- aggiungono i Dem. Anche qui ci piace ricordare che durante la gestione Ceriscioli, quando era in corso la cosiddetta fase uno, l’Area Vasta 5 fu la migliore delle Marche e tra le migliori di tutta l’Italia, questo soprattutto grazie alla diversificazione dei percorsi tra pazienti covid e pazienti non covid. La seconda e la terza fase, gestite entrambe da Acquaroli con la complicità degli assessori Castelli e Saltamartini, ha poco ad accrescere il livello del contagio».

Sanità Picena senza pace

La sanità Picena non trova pace da 10 anni, forse dai tempi della direzione di Maresca. E questo nuovo scossone non farà certo assopire i contrasti politici ma anzi rinfocolerà polemiche roventi. Fino alla nomina del nuovo manager e forse anche oltre. In ballo c’è la riorganizzazione del sistema e la costruzione di nuovi ospedali – San Benedetto sembra la priorità della Regione – che mobiliteranno risorse per decine di milioni di euro.