Ascoli Piceno-Fermo

Due ascolani nell’incubo di Valencia: «Stiamo bene, ma è stato terribile»

La coppia ha vissuto momenti complicati, anche se vive a qualche chilometro dalla zona maggiormente danneggiata dall'alluvione

Eleonora Vallorani e Andrea Rampa

ASCOLI – Migliaia di persone ancora senza elettricità. Molte strade ancora chiuse. Fango ovunque. Servizio ferroviario sospeso e soprattutto più di cento morti in tutto il paese. La Spagna è ancora nell’incubo dell’alluvione e nelle ultime ore è continuato a salire il numero delle vittime. Tanti gli italiani che vivono lì e che, in questi giorni, stanno testimoniando la drammatica situazione telefonando a parenti o amici. Tra questi, anche una coppia di ascolani, Eleonora Vallorani e Andrea Rampa, che vivono a Valencia, nella zona a sud-est della città, a pochi chilometri da una delle aree maggiormente devastate dal maltempo.

Il racconto

Eleonora si trova in Spagna da quattro anni e insegna inglese in una scuola privata. Andrea, invece, è un ricercatore e ha raggiunto la compagna da pochi mesi. Da martedì, però, entrambi sono chiusi in casa perché è tanta, troppa, la paura di uscire. «Fortunatamente stiamo bene – raccontano -. Il nostro quartiere ha resistito all’emergenza, ma a pochi chilometri da noi si è scatenato l’inferno. I luoghi che quotidianamente attraversavamo per andare a lavori sono stati completamente devastati. Fa male vedere Valencia così. Nessuno avrebbe potuto immaginare un epilogo del genere, visto che la tempesta è durata solo una ventina di minuti. Tanto è bastato, però, per distruggere tutto. C’è tanta tristezza, in questo momento. Ma anche parecchio sgomento per una situazione completamente inattesa. Siamo a casa perché le scuole sono chiuse e non sta lavorando praticamente nessuno. Sembra quasi di rivivere il periodo della pandemia: la metro è ferma, i trasporti pubblici sono sospesi, in giro ci sono soltanto i mezzi di primo soccorso e i supermercati sono stati presi d’assalto e svuotati. Proprio come accadeva in epoca Covid. Abbiamo vissuto delle scene da film – concludono i due ascolani -. Però possiamo raccontarla, ed è già molto. C’è anche chi non ce l’ha fatta».

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