ROMA – Efficienza energetica e ricostruzione, un binomio inscindibile nel percorso di rilancio del cratere danneggiato dal terremoto. Verte su questo l’emendamento al “Dl Energia” proposto dalla Struttura commissariale, che punta a semplificare le modalità di accesso dei Comuni danneggiati dal sisma agli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. «Un nuovo, importante, segnale di attenzione da parte del Governo e della maggioranza nei confronti dei territori colpiti dal sisma 2016», spiega il commissario straordinario Guido Castelli.
Il senatore Castelli concentra l’attenzione sui progressi svolti in ambito tecnologico e soprattutto sulle potenziali ripercussioni a livello di impatto ambientale nel percorso di ricostruzione di Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. L’efficientamento energetico è divenuto materia fondamentale e imprescindibile nell’edilizia; anche per questo è stato siglato, e rinnovato lo scorso giugno, un protocollo d’intesa con il GSE guidato dal presidente Arrigoni. «L’obiettivo – spiega la struttura commissariale – è quello di sfruttare al meglio tutte le possibilità e snellire il complicato iter burocratico, fornendo assistenza costante ai Comuni anche tramite gli USR, per accedere il più rapidamente possibile all’incentivo Conto Termico del GSE disciplinato dal decreto interministeriale del 16 febbraio 2016». Gli edifici pubblici che verranno demoliti, in particolare le scuole, verranno ricostruiti con classificazione Nzeb, ovvero Near Zero Energy Building (cioè a consumi energetici pressoché nulli); durante questa fase possono richiedere l’incentivo attraverso un canale di assistenza preferenziale, grazie al protocollo d’intesa tra Struttura commissariale e GSE.
«Negli ultimi anni, infatti, abbiamo dovuto registrare la difficile compatibilità del decreto interministeriale, concepito in epoca pre-sisma 2016, e la complessa normativa della ricostruzione. Di fatto una incompatibilità paradossale, che in alcuni casi penalizza o limita gli stessi edifici del cratere fino ad arrivare all’inammissibilità totale di alcune pratiche presentate. Ci troviamo ad operare in un contesto particolarmente complesso, nel quale il rispetto dei tempi ordinari risulta essere spesso inconciliabile con la situazione reale. Alla luce di ciò diventa dunque opportuno apportare dei correttivi. Una situazione, questa, che verrà appunto inquadrata dall’emendamento da noi proposto. Per ovviare all’impossibilità di rispettare le scadenze da parte del soggetto attuatore pubblico, determinata dalla difficoltà di operare in aree estese, completamente distrutte e spesso prive di sottoservizi e infrastrutture, abbiamo previsto un’estensione delle tempistiche e uno snellimento delle procedure per la realizzazione degli interventi».
Per la struttura commissariale: «L’emendamento approvato testimonia quindi la costante volontà di collaborare, semplificare, sbloccare e velocizzare il processo di ricostruzione, nel segno di una sostenibilità che promuova quanto più possibile la transizione ambientale attraverso il ricorso e l’accesso a fonti rinnovabili».
La ricostruzione degli edifici nell’area del cratere sta generando un risparmio energetico dalle proporzioni inattese: da un minimo di 82 milioni a un massimo di 152 milioni l’anno, in un’area abitata potenzialmente da circa 600mila persone. La stima rigorosa è stata fornita da una indagine condotta dal Cresme, contenuta nel volume “Un posto dove vivere” che il commissario Guido Castelli ha scritto in occasione della presentazione della “case history” della ricostruzione tra le buone pratiche esposte alla recente Cop28 di Dubai. La forbice (da 82 a 152 milioni di risparmio atteso) è larga perché deve tenere conto del potenziale del risparmio (152 milioni) con la pratica reale dei consumi in un territorio tradizionalmente capace di virtuosi comportamenti individuali e familiari: la stima più bassa (82 milioni) è stata estrapolata dall’indagine condotta dal Cresme nei Comuni del territorio, circa le reali abitudini di consumo dei residenti.