ASCOLI – La sanità picena è ancora in fibrillazione. O, meglio: ad esserlo sono i sindacati. Soprattutto dopo la manifestazione che si è svolta ieri (martedì 23 gennaio) davanti alla Regione Marche, organizzata da Nursind e da Usb. All’indomani della protesta, dunque, la rappresentanza sindacale unitaria alza di nuovo la voce, chiedendo risposte alla stessa Regione in merito ad alcune questioni che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, sarebbero lontane dall’essere risolte.
Le esigenze
«Liste di attesa interminabili, se non addirittura chiuse, attrezzature carenti ed obsolete, personale sottodimensionato e assegnato a più reparti – spiegano i sindacati attraverso una nota -. Inoltre, riposi programmati che vengono revocati, festività infrasettimanali non retribuite, ferie maturate relative agli anni 2022 e 2023 non ancora fruite, ma anche contratti di lavoro scaduti senza il pagamento delle ferie e degli straordinari maturati, nonché mancate stabilizzazioni del personale. Per non parlare delle unità ospedaliere accorpate da anni e degli illustri professionisti che abbandonano i due ospedali di Ascoli e San Benedetto del Tronto mentre spuntano ambulatori privati in ogni angolo della città. Questo è il desolante quadro della sanità pubblica picena – proseguono i sindacati – dopo la riforma sanitaria che ha comportato, per il nostro territorio, a decorrere dallo scorso primo gennaio, minor finanziamento rispetto agli anni pregressi, pari a 26 milioni di euro».
La richiesta
«Di fronte a tale disastroso contesto, ci vuole ben poco ad immaginare dove e come potranno curarsi i cittadini di questo territorio ingiustificatamente penalizzato dalla politica regionale – attaccano i rappresentanti dei lavoratori -. Nel denunciare alla collettività il grave stato in cui versa la sanità pubblica, invitiamo pertanto i rappresentanti istituzionali ad intraprendere un percorso virtuoso affinché vengano assicurate pari opportunità a tutte le popolazioni del territorio regionale. Alla direzione dell’Ast di Ascoli, invece, chiediamo che la stessa, entro i prossimi otto giorni, presenti alla delegazione trattante di parte sindacale le proprie proposte relative innanzitutto al pagamento dei tempi di vestizione per il periodo che va dal 21 maggio 2018 al 31 dicembre 2023, per un importo medio pari a circa 6mila euro per ognuno degli aventi diritto. Inoltre, aspettiamo risposte sull’implementazione del personale attraverso nuove assunzioni e le stabilizzazioni dei precari, nonché la proroga dei contratti dei 173 dipendenti in servizio a tempo determinato in quanto gli stessi, per la stragrande maggioranza, sono stati assunti per esigenze permanenti, in sostituzione di personale collocato a riposo”.