ASCOLI – «Vogliamo introdurre una nuova cultura sanitaria, sempre meno ospedalecentrica e sempre più diffusa sul territorio con prestazioni erogate in maniera adeguata e nei tempi stabiliti dalla legge. Una cultura sanitaria concentrata non solo sullo stato di malattia ma anche sulla prevenzione, sul benessere, sulla qualità della vita di ciascuno, sulla salute che veda direttamente coinvolta in un percorso di cooperazione tutta la società». Parola di Francesco Ameli, segretario provinciale del Pd di Ascoli. Il partito, nei giorni scorsi, ha redatto un vero e proprio dossier riferito allo stato della sanità picena: un primo passo verso un confronto più aperto da attuare con le istituzioni del territorio.
La protesta
«Il Piceno è stato ancora una volta il territorio più colpito dalla riforma sanitaria – si legge nel documento -. La ‘cenerentola’ delle Marche è stata oggetto di continui commissariamenti, figli dei litigi riconducibili alle diverse sensibilità del centrodestra. Così, le nubi si addensano all’orizzonte nella nuova e fragile Ast di Ascoli: l’autonomia finanziaria dovrà cercare infatti di ripianare i 14 milioni di deficit accumulati nel 2022 riconducibili sia a minori introiti che a maggiori spese. Il tutto si tradurrà, ancora una volta, in un ulteriore taglio dei servizi assistenziali per i cittadini e a minori assunzioni del personale sociosanitario. Le case di comunità, a cui si aggiunge la riapertura di obsoleti nosocomi, precedentemente abilitati a nuovi servizi territoriali come previsto dalla normativa, di fatto, richiederanno ingenti finanziamenti. Per un loro adeguato funzionamento, saranno necessari fondi sia per nuove assunzioni di personale che per l’aggiornamento tecnologico-strutturale. Tuttavia – prosegue il Pd -, nelle previsioni di spesa avanzate dalla giunta regionale Acquaroli, non risultano coperture né per l’uno né per l’altro. É quindi legittimo chiedersi con quale personale verranno garantiti questi nuovi servizi, promessi alla cittadinanza in campagna elettorale, e con quali coperture finanziarie si intende dar corso a questo ambizioso progetto per garantire la necessaria integrazione tra ospedale e territorio».
Le esigenze
Nel dossier, infine, si elencano anche alcune priorità segnalate dalla popolazione. «Pensiamo innanzitutto alla annosa problematica delle liste di attesa, aggravate anche dal mancato recupero delle prestazioni non erogate a causa del covid – spiega il Pd -. Liste di attesa che sono ormai bloccate per tanti esami specialistici e visite ambulatoriali, con il Cup costretto a invitare i cittadini a prenotare presso strutture diverse da quelle del sistema sanitario regionale. Anche le liste per le prestazioni chirurgiche sono preoccupanti dato che la mancanza di anestesisti, la riduzione delle sedute e della loro durata, ne comporta l’ingolfamento con la conseguente disponibilità di sedute operatorie non più per le prestazioni programmate, ma solo per quelle in urgenza. L’urgenza è l’altra grande problematica della sanità picena: i reparti di entrambi i nosocomi sono in grande difficoltà, e si è dovuti ricorrere a personale esterno ‘a gettone’ che in molte occasioni non riesce però a dare la stessa qualità assistenziale del personale ordinario. Lo sviluppo della rete territoriale, poi, non può limitarsi alla refertazione digitale ma deve integrarsi in maniera massiva con la frontiera della telemedicina – conclude il Pd nel dossier -. La popolazione marchigiana sta invecchiando e bisogna dare risposte in termini di servizi a tutti i fragili e tutti coloro che vivono nelle aree più disagiate proprio per rendere effettiva l’universalità del diritto alla cura ed alla salute e per continuare a rendere attrattive le aree interne».