Ascoli Piceno-Fermo

Marche, speso un miliardo per il sisma. Ceriscioli: «Servono strumenti diversi, più risorse e personale»

In tutta la regione sono stati circa 90mila gli edifici danneggiati e verificati e di questi 49mila sono stati evacuati. Ventiseimila al momento gli sfollati; ancora 26 le zone rosse. Passaggio di consegne tra David Piccinini e Silvia Moroni

Immagine di repertorio

MACERATA – Speso un miliardo per l’emergenza sisma. Il governatore Ceriscioli: «Noi facciamo tutto il possibile; il Governo deve darci strumenti diversi, più risorse e più personale». E oggi, venerdì 13 giugno, il passaggio di consegne tra il dirigente della Protezione Civile David Piccinini e il funzionario per l’amministrazione generale della Protezione Civile Silvia Moroni. «Cambiamo il soggetto attuatore e, in termini di rafforzamento della Protezione Civile, investiamo su risorse interne per lavorare tutti al meglio», ha detto il presidente della Regione Luca Ceriscioli.

Ceriscioli, insieme a Piccinini, ha anche illustrato un bilancio di questi quattro anni e una rendicontazione dei lavori dell’emergenza sisma. «Un lavoro enorme – ha detto il presidente – in favore delle comunità. Dirigente e soggetto attuatore del sisma è stato fino a oggi David Piccinini; Silvia Moroni porterà nuova energia, ma anche la competenza di chi ha sempre lavorato sul sisma in questi anni».

Un momento della conferenza stampa

Ceriscioli ha sottolineato l’importanza della creazione di una piattaforma informatica «che ha messo tutti i soggetti coinvolti in condizione di operare in modo veloce per poter intervenire con dati certi e condivisi: dai comuni ai tecnici fino agli operatori che si sono confrontati in un’area di coworking che ci ha rafforzato». Il presidente ha infine ringraziato Piccini «per il lavoro svolto nella massima fiducia che ho riposto in lui e per la totale dedizione in questi anni così particolari».

Piccini ha sciorinato tutti i numeri di questi quattro anni sottolineato il fatto che tutto il lavoro «è stato fatto solo con le unità di personale dell’amministrazione con un surplus di ore di straordinari, sabati domeniche e notti».

I NUMERI DEL SISMA
Il totale delle spese sostenute ammonta a 1 miliardi di euro. Dopo il 24 agosto erano 24 i comuni del cratere nella Regione che sono saliti a 85 dopo il 30 ottobre con il coinvolgimento di 362mila abitanti. Complessivamente sono 163 i comuni che hanno subito dei danni di cui 78 fuori dal cratere. Le Marche hanno rappresentato il territorio maggiormente colpito con una percentuale del 76% rispetto al totale delle quattro regioni del centro Italia.

Nelle Marche circa 90mila sono stati gli edifici danneggiati e verificati e di questi 49mila sono stati evacuati. Sono 26mila al momento gli sfollati; di questi, 20mila percepiscono il contributo di autonoma sistemazione.

LE MACERIE

David Piccinini e Silvia Moroni

La gestione delle macerie è avvenuta in tre siti di depositi temporanei. Al primo marzo di quest’anno le macerie rimosse sono 771mila tonnellate: di queste 389.876 provengono dalla provincia di Ascoli Piceno, 370.191 dalla provincia di Macerata, 11.584 da quella di Fermo. Gli interventi per le operazioni di messa in sicurezza per la salvaguardia della pubblica incolumità sono stati 3.252 con una spesa sostenuta al 3 giugno 2020 pari a 99,4 milioni di euro. Sono 203 gli interventi pianificati per i beni culturali. Mentre ben 267 sono le attività produttive che hanno dovuto delocalizzare la loro attività.

Le Marche contano ancora 26 zone rosse. 1,2 miliardi di euro sono stati erogati dalla UE all’Italia e affidati alla Protezione Civile con spesa da rendicontare entro novembre 2019. Le spese sostenute per l’emergenza dalla Regione Marche ammontano a 417,5 milioni, quella degli Enti locali a 401,3 milioni. 4.500 sono stati i volontari di Protezione Civile coinvolti nelle operazioni.

Augusto Curti dell’ANCI Marche

Augusto Curti dell’Anci Marche ha portato i saluti del presidente Maurizio Mangialardi. «Non ci siamo mai sentiti abbandonati – ha detto -; oggi affrontiamo un’emergenza diversa ma è bene sottolineare che non siamo mai usciti dalla prima».

«Il Cas (Contributo di Autonoma Sistemazione) rimane senza dubbio la fonte di spesa più grande perché sono ben 21mila le persone che lo percepiscono e il contributo costa otto milioni al mese» ha aggiunto Ceriscioli che sulle perimetrazioni ha parlato di uno «strumento di cui se ce n’è bisogno non si può evitare. Non voglio fare riferimento al penultimo commissario ma credo che ora alcune siano partite e la macchina si sia rimessa in moto».

«Credo che tutte le opere del paese abbiamo bisogno di un “modello Genova” figuriamoci quelle che si trovano in una emergenza come quella che abbiamo vissuto noi – ha incalzato Ceriscioli -. C’è bisogno di risorse e di persone». In merito a una ulteriore proroga dello stato di emergenza, che terminerà a fine anno, il presidente ha spiegato che «questa decisione spetta al Consiglio dei Ministri ma io credo che con tante persone che percepiscono il Cas sia normale aspettarsi una proroga; le condizioni oggettive ci sono».

Un momento della conferenza stampa

Incalzato sulla mancanza tangibile di una vera ricostruzione, Ceriscioli ha sottolineato, ancora una volta, «la necessità di cambiare le regole per velocizzare il tutto. Vi porto con la macchina del tempo all’ultimo decreto del Governo o a quello prima o a quello prima ancora. Quando li abbiamo letti il nostri giudizio è stato uno: “con questi provvedimenti non acceleriamo la ricostruzione”. Se ci confrontiamo non siamo performanti sul problema ma non perché non siamo bravi noi ma perché chi fa le norme primarie oltre a farle dovrebbe poi andare a misurane l’effetto. Noi facciamo di tutto per andare avanti alla velocità possibile. Servono però strumenti diversi, più risorse e più personale».