Ascoli Piceno-Fermo

L’ultima scoperta dai Sibillini: «Dante Alighieri era nelle Marche quando iniziò il viaggio nell’aldilà»

Gli studiosi Rita Monaldi e Francesco Sorti e il documento ritrovato a San Ginesio: «La pergamena che abbiamo trovato  testimonia che Dante era sui Sibillini attorno al periodo di Pasqua del 1300, cioè proprio negli stessi giorni in cui ha collocato il suo viaggio immaginario nell’aldilà»

ANCONA – L’inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia potrebbe essere stato scritto sui Monti Sibillini, nelle Marche. È questa l’ultima scoperta di Rita Monaldi e Francesco Sorti, i due studiosi del Sommo Poeta che hanno recentemente pubblicato la trilogia Dante di Shakespeare (edita da Solferino).

Qualche giorno fa, in una intervista rilasciata all’Ansa, i due autori hanno evidenziato come la selva oscura di Alighieri, considerato il padre della lingua italiana, potrebbe essergli stata ispirata proprio dalla nostra regione, le Marche. Qui, Dante sarebbe infatti stato in missione segreta. «Finora – hanno detto Monaldi e Sorti all’Ansa – avevamo diversi documenti che nominano esplicitamente Dante. Ma molti sono copie realizzate più tardi, anche dopo secoli. Erano solo quindici gli originali medievali che nominano Dante prima dell’esilio. Ora diventano sedici».

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Monaldi e Sorti (foto per loro gentile concessione)

Tutto merito di una pergamena antichissima ritrovata nel Maceratese. A CentroPagina.it, Monaldi e Sorti precisano come «la pergamena che abbiamo trovato  testimonia che Dante era sui Sibillini attorno al periodo di Pasqua del 1300, cioè proprio negli stessi giorni in cui ha collocato il suo viaggio immaginario nell’aldilà».

Avevamo già scritto, proprio sul nostro giornale (clicca qui), di come vi fosse evidenza – a detta di Monaldi e Sorti – che il figlio di Dante, Jacopo Alighieri, avesse un forte legame con le Marche. Jacopo si è infatti trovato, nel corso della propria vita, nella parte più a sud della regione e precisamente tra il Fermano e l’abbazia di Chiaravalle di Fiastra.

Ma a quanto pare il nome di Dante sarebbe ora comparso in un registro antichissimo tenuto nell’archivio del Comune di San Ginesio, in provincia di Macerata. Una nota che risalirebbe, secondo gli studiosi, al 1300. «Era capitato oltre mezzo secolo fa sotto gli occhi di un francescano – hanno evidenziato i due – al quale parve così incredibile che lo accantonò come un caso di omonimia. Ora la digitalizzazione di archivi ha permesso di fare i riscontri necessari e confermare che il Dante nominato nelle carte è davvero il poeta».