MARCHE – Tre natività per il Natale, da Rubens a Raffaellino del Colle.
Le Marche scrigno di tesori d’arte e dei grandi artisti che hanno scritto le pagine più importanti della storia dell’arte. Il tema è quello della nascita di Cristo, iconografia con cui gli artisti si sono confrontanti nei secoli.
L’adorazione dei pastori di Rubens è tra i più significativi dipinti dell’intera regione. È conservato nella Pinacoteca civica di Fermo, misura 3 metri in altezza. La furia del pennello del maestro fiammingo è pienamente riscontrabile in questo lavoro. Gesù bambino irradia la luce che svela tutto il dipinto.
Il colore è pastoso e passa dal fondo bruno ai rossi, gialli, i verdi delle vesti. L’incarnato delle figure è tipico del maestro. Le figure sono portate in avanti, giganti. Il groviglio di putti carnosi evidenzia il virtuosismo del maestro, tra passaggi cromatici e chiaroscuri ben controllati.
Ma perché si trova a Fermo? Il fermano Flaminio Ricci commissionò a Rubens (1577-1640) l’opera con un contratto che reca la data del 9 marzo 1608: «Io Pietro Paolo Rubenio ho ricevuto dal R. p. Flaminio Ricci, rettore della congregazione dell’Oratorio di Roma, scudi venticinque di moneta. Sono a buon conto ad Arra di un quadro della Natività di N. S.re di altezza di palmi 13 et larghezza 8, per servizio, come egli dice della Chiesa dei Preti dell’oratorio di Fermo…». La sicura paternità del Rubens è documentata dai carteggi esistenti nell’archivio arcivescovile.
Altro dipinto, ma molto più antico è la pala d’altare dell’artista chiamato “Il Maestro del Polittico di Ascoli”. E’ della prima metà del trecento. Classico sfondo oro, la tavola illustra una sequenza di sette immagini angeliche, fra cui una dolcissima Natività in cui Maria tiene in grembo Gesù appena nato e Giuseppe siede in disparte pensoso. Fra gli episodi anche la nascita. Il polittico è attualmente conservato presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno. Questo era il modo con cui nel medioevo si raccontavano le storie sacre ai fedeli. Ogni personaggio ha le sue caratteristiche iconografiche così che i fedeli potessero riconoscere la storia, i soggetti e, soprattutto, il protagonista che veniva rappresentato al centro.
Ci spostiamo a Pesaro, ai Musei Civici, per ammirare la Natività di Raffaellino del Colle. Fu uno degli ultimi allievi diretti di Raffaello, con cui lavorò fianco a fianco durante i lavori della Villa Farnesina e nei tanti compiuti dal maestro in Vaticano. Dopo la morte di Raffaello, Raffaellino lavorò sotto Giulio Romano nella Sala di Costantino in Vaticano ed a Mantova in Palazzo Te. Dopo il Sacco di Roma del 1527, la maggior parte degli artisti stranieri a Roma lasciarono la città per far ritorno nelle proprie terre d’origine. Si spostò in Umbria. Il dipinto è intriso della cultura manierista dell’epoca: figure allungate, pose plastiche, colori vividi. Di straordinario virtuosismo tecnico la resa delle trasparenze del velo.