Ascoli Piceno-Fermo

Il naufragio del peschereccio Rodi e le proteste popolari del 1970 in un docufilm

La tragedia avvenne il 23 dicembre 1970 e provocò la morte di 10 marinai. Ma i ritardi nel recupero del relitto provocarono l'indignazione di San Benedetto del Tronto, con l'occupazione di ferrovia e statale

Le manifestazioni per la tragedia del Rodi

ASCOLI – Un documentario sulla tragedia del peschereccio «Rodi» di San Benedetto del Tronto e gli eventi successivi,  che verrà trasmesso in streaming sul sito marcheinscena.it domenica 28 febbraio, è stato presentato in conferenza stampa dall’Amat in collaborazione con il Comune locale.

Presenti l’assessore alla cultura Annalisa Ruggeri, il direttore Amat Gilberto Santini, l’attore e voce narrante dell’opera, Sebastiano Somma e i curatori del progetto Giacomo Cagnetti e Rovero Impiglia, insieme all’illustratrice Carola Pignati.

«Dirò del Rodi», questo il titolo del documentario, racconta la storia tragica del motopeschereccio che naufragò a poche miglia dalla costa adriatica, non lontano da San Benedetto, all’alba del 23 dicembre 1970. A bordo dell’imbarcazione c’erano 9 marinai e un impiegato della società armatrice. Morirono tutti nell’incidente, provocato probabilmente dal mare in burrasca di quella giornata d’inverno.

Ma i loro corpi – non tutti, perché 4 andarono dispersi  – vennero recuperati solo alcuni giorni dopo. Perché dal 23 al 29 dicembre di quell’anno nessuno fece nulla per andare a salvare quei pescatori, molti giovanissimi inghiottiti dalle onde. E questo nonostante già nelle ore successive al naufragio una nave cisterna avesse avvistato l’imbarcazione rovesciata e dato l’allarme.

Le manifestazioni per la tragedia del Rodi

Gli incredibili ritardi nelle operazioni di recupero del relitto del Rodi, provocarono grandi proteste pubbliche a San Benedetto. Centinaia di persone occuparono i binari della stazione ferroviaria creando forti problemi alla circolazione lungo la linea adriatica, mentre altre ostacolarono il traffico sulla strada Statale costiera. Tutto ciò fino a quando una nave attrezzata non iniziò le operazioni in mare, quando però il peschereccio era andato alla deriva verso sud fin quasi ad Ortona, in Abruzzo.

«Il covid ha potuto solo rallentare ma non sospendere questo progetto – ha detto l’assessore comunale Annalisa Ruggeri – al quale abbiamo fortemente creduto. Volevamo raccontare quella tragedia, per fare un’opera di importante e doverosa memoria storica ma anche per unire la cittadinanza di San Benedetto nel ricordo di quei fatti così drammatici, che ancora hanno conseguenze ai nostri giorni».

Dal canto loro i curatori del documentario, realizzato dal Comune in collaborazione con la Fondazione Libero Bizzarri, si sono detti onorati per aver potuto sviluppare il progetto, impegnandosi a raccogliere e selezionare tutto il materiale archivistico presente in Italia sulla vicenda.

Ma hanno anche e giustamente ricordato in conferenza stampa che una parte rilevante del prezioso lavoro, oltre che su interviste a testimoni e familiari o amici delle vittime, è basato sulle riprese effettuate nel 1970 dal giovane fotoreporter Alfredo Giammarini – allora 29enne – che è venuto a mancare recentemente. Voce narrante del film che il pubblico potrà apprezzare domenica sul web il 28 febbraio – in visione gratuita – è Sebastiano Somma. A lui l’Amat ha anche affidato una coda letteraria all’evento, con l’interpretazione di alcuni passi del celeberrimo «Il vecchio e il mare» di Ernest Hemingway.