CNA Estetica e Confartigianato Benessere, a oltre un mese dal lockdown, denunciano una situazione molto pesante che vede i professionisti del settore fare i conti con le perdite di fatturato, con costi fissi alle stelle e con l’abusivismo. Se la chiusura dovesse proseguire per tutto il mese di maggio, la perdita di fatturato annuo si attesterebbe tra il 75 e l’80% per il settore dell’estetica e supererebbe il 30% per quello dell’acconciatura. Numeri ai quali si aggiungono quelli relativi ai costi fissi da sostenere, avendo alle spalle più di 30 giorni di inattività e incassi a zero: si parla di cifre che vanno da 1.000 a 1.400 euro per le sole utenze, senza contare i canoni di affitto dei locali e la sussistenza dell’imprenditore e della sua famiglia.
«Con il passare dei giorni le categorie, tra le prime a dover abbassare le saracinesche, sono sempre più afflitte – spiega Perlita Vallasciani, imprenditrice fermana, portavoce nazionale di CNA Estetica e Presidente Regionale di CNA Benessere e Sanità -. A oggi i dubbi e le incertezze sono tanti; le perdite di fatturato e di potenziale clientela ingenti e il dover fare i conti costantemente con un abusivismo decisamente fuori controllo rende la situazione ancora più esplosiva. Questo settore ha bisogno di un sostegno maggiore e di controlli serrati e incisivi nel mondo del sommerso. In questo periodo, il proliferare degli irregolari rischia concretamente di vanificare l’immane sforzo che le imprese in regola stanno sostenendo».
«Per il nostro settore le misure di sostegno sono nettamente insufficienti, dato che stiamo perdendo fatturato non recuperabile in un altro periodo dell’anno e che costituisce la fetta più ampia della nostra attività. A questo si sommano anche le problematiche legate ai leasing delle attrezzature e ai noleggi operativi, con la difficoltà che ancora oggi permane di poterne sospendere le rate» ha concluso Vallasciani che, come rappresentante nazionale, ha inviato una lettera al Ministero dell’Interno Luciana Lamorgese e al presidente dell’Anci Antonio Decaro.
«Siamo state le prime imprese a chiedere la chiusura per preservare la salute dei nostri operatori e clienti ma il blocco prolungato sta mettendo a dura prova tutto il settore – ha aggiunto Rosetta Buldorini, Presidente Interprovinciale Confartigianato Estetiste -. Le nostre imprese stanno vivendo una situazione di estrema criticità e incertezza legata alla riapertura, data la specificità della propria attività, che presuppone, nell’emergenza sanitaria attuale, il rispetto delle condizioni di igiene e di sicurezza nei trattamenti di bellezza e al tempo stesso l’esigenza di tamponare il disagio economico a essa collegato. Abbiamo affitti, mutui, contributi e dipendenti da pagare, e la chiusura è per noi senza dubbio deleteria».
«Riteniamo necessario, in rappresentanza delle oltre mille partite IVA associate nelle tre province, che le imprese regolari del settore siano in condizioni di sostenere una riorganizzazione delle attività e una parziale rimodulazione delle modalità di erogazione dei servizi stessi, che consenta di operare in sicurezza – ha spiegato Eleonora D’Angelantonio, Responsabile Benessere Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo -. A questo proposito abbiamo approvato e inoltrato alla Regione un documento di proposte per consentire la riapertura delle imprese di acconciatura e dei centri estetici, che prevede misure comuni per entrambe le attività, e alcuni accorgimenti specifici per ciascuna categoria. Poiché il settore dovrà infatti fare i conti con le restrizioni degli accessi, una delle nostre priorità è che le condizioni per la riapertura siano modulate in base alle tipologie dei saloni e dei centri, tenendo conto delle diversità degli spazi e delle strutture organizzative, così da poter assicurare il rispetto di igiene e sicurezza e organizzare in maniera opportuna il personale dipendente».
Rossano Trobbiani, Presidente Regionale Confartigianato Acconciatori ha focalizzato l’attenzione sul problema dell’abusivismo. «Persone che si recano a casa d’altri per sottoporsi a trattamenti estetici, come anche operatori non in regola che offrono servizi a domicilio, promuovendo addirittura le loro iniziative nei social. È inammissibile che, in una situazione come quella attuale, che può pregiudicare la salute di tutti, siano tollerate queste forme di concorrenza sleale. Non è più prorogabile una ferma azione di controllo e contrasto nei territori di quanti operano clandestinamente, contravvenendo alle disposizioni del Governo, oltre che danneggiando le imprese regolarmente presenti nel mercato – ha commentato -. Abbiamo quindi già chiesto e ribadiamo ai sindaci, alle prefetture e alle forze dell’ordine che vengano adottate misure più stringenti di vigilanza e di deterrenza nei confronti di abusivi nel settore benessere, molti dei quali vengono ripetutamente segnalati anche per mezzo della nostra organizzazione. È inoltre nostro intento offrire la massima collaborazione al fine di arginare il più possibile questo fenomeno che, specialmente ai giorni nostri, rivela tutta la sua irragionevolezza».