Ascoli.- L’Ascolano per ora si salva. Nessuno dei piccoli Comuni della provincia che erano attenzionati dalle autorità sanitarie per il rischio di un incremento dei contagi da coronovirus, è finito nell’incubo delle microzone rosse. Il confronto tra i sindaci, i vertici dell’Area Vasta 5 e l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini ha affrontato i temi sul tappeto e valutato i dati attuali. Escludendo il regime più duro per quei paesi che sembravano preoccupare, come Folignano, Monteprandone, Castel di Lama e Colli. Un esito che comunque a tanti amministratori pareva scontato, considerando il fatto che a livello provinciale Ascoli è da mesi all’ultimo posto nelle Marche per casi di positività al tampone.
«Forse era stato più un allarme prodotto da certi organi di stampa – dice Matteo Terrani, giovane sindaco di Folignano, 10 mila abitanti, alla periferia del capoluogo – a provocare questa situazione, che non la realtà del pericolo vero per la popolazione residente. La Regione ci ha invitato a tenere sotto controllo il quadro dei contagi locali, ora in fase di diminuzione (69 in tutto) e null’altro. Al momento dunque – aggiunge Terrani – non ci sono le condizioni per essere preoccupati: nel caso di una futura evoluzione valuteremo il da farsi».
Scampato pericolo anche per Monteprandone, cittadina della vallata del Tronto vicina a San Benedetto, che ha il numero più alto di residenti positivi, 128. Come per il piccolo borgo di Colli del Tronto, che di casi ne ha solo 24 e non si capisce davvero come sia finito nella “lista nera” di quelli a maggior rischio di ripresa dei contagi. Tanto che il sindaco Andrea Cardilli, prima della riunione con la Regione, e sensibilmente irritato aveva lanciato una provocazione: «Se ci ripassano in zona rossa, io farò un ordinanza comunale per dichiarare il mio territorio zona bianca».
Nel confronto tra sindaci del Piceno e Regione, si è discusso anche della situazione sanitaria della cittadina di Castel di Lama, 11 mila abitanti nel centro della valle del Tronto. Ma il quadro locale non è risultato preoccupante, tanto che i vertici regionali non hanno imposto modifiche al regime in essere.
Tutto questo, è bene ricordarlo è accaduto perchè la Regione Marche vuole centrare l’obiettivo del ritorno in zona gialla già dal 26 aprile. Avendo numeri che lo consentono, su scala complessiva, a cominciare da un indice Rt sceso a 0,86. L’inserimento di singoli Comuni in cosiddette «microzone rosse», servirebbe a contrastare da subito il possibile incremento dei casi di positività nei centri attenzionati, scongiurando il pericolo che il Governo non dia il via libera per un regime più aperto.
Ma di certo non è l’Ascolano a poter dare preoccupazioni in questo senso. Ed infatti i cinque paesi che dovranno di nuovo stringere la cinghia sono nel Pesarese (quattro) e nel Fabrianese. Intanto nel Piceno però, vanno sempre al solito ritmo le vaccinazioni.
E per mancanza di prodotti Pfizer e Moderna, l’Area Vasta 5 ha deciso di sospendere la somministrazione ai soggetti fragili esterni, quelli non in carico alle unità operative delle strutture sanitarie. In netto calo la pressione sui reparti covid degli ospedali di Ascoli e San Benedetto, sia per i ricoveri ordinari che per le terapie intensive.