Primo appuntamento marchigiano del “manifesto per i diritti dei popoli, per un nuovo multipolarismo”. Sottoscritto da intellettuali come Franco Cardini, il documento, che chiede Stati europei liberi da pericolose sudditanze burocratiche e militari, sarà presentato domenica 19 maggio alla Sala Beniamino Gigli di Porto Sant’Elpidio, a partire dalle 18. A presentarlo l’analista geopolitico Stefano Orsi, a colloquio con la coordinatrice regionale di Democrazia Sovrana e Popolare, la civitanovese Marianella Fioravanti, candidata alla prossima consultazione elettorale continentale nella Circoscrizione Centro, per il movimento di Marco Rizzo e Francesco Toscano.
Una democrazia è reale se consente agli esseri umani, come agli Stati, di non avere padroni, di essere davvero liberi. Di non svendere ai mercati il diritto alla salute, di non affossare la piccola impresa che vive del proprio lavoro a vantaggio della speculazione del grande capitale, di non mettere a repentaglio la convivenza pacifica tra i popoli e l’esistenza dei medesimi per l’espansionismo di un’alleanza militare al servizio di un gigante a stelle e strisce. È la convinzione che emerge dal “Manifesto per la pace, i diritti sociali ed un nuovo multilateralismo”, firmato da alcuni dei principali intellettuali italiani. Tra questi Stefano Orsi, celebre analista geopolitico italiano, che presenterà il documento in esclusiva regionale.
A dialogare con l’illustre esperto sarà Marianella Fioravanti, marchigiana, leader regionale di Democrazia Sovrana e Popolare. Al centro della discussione una nuova concezione multipolare. Un modello geopolitico fondato sull’autodeterminazione dei popoli.
«L’Europa – spiega il manifesto – non è l’Unione Europea: mai come in questo momento è evidente la radicale divergenza tra le politiche delle istituzioni di Bruxelles e gli interessi reali di chi abita il Vecchio Continente. Le prime sono sintonizzate sulla volontà di Washington tesa ad impedire l’emergere di economie in crescita di altre aree del mondo ed imporre, con la Nato, il paradigma unipolare affermatosi dopo la fine della Guerra Fredda. I governi europei rincorrono, contro i loro stessi popoli, l’unipolarismo di marca statunitense correndo verso un progressivo isolamento mondiale e una possibile catastrofe bellica. La prima vera sfida per le Nazioni europee è quella di fermare la guerra ai propri confini, prima che ci travolga nella barbarie, nella depressione economica e nel rischio di un conflitto nucleare. Per uscire da questo processo degenerativo in accelerazione è necessario imporre subito un cessate il fuoco in Ucraina e in Palestina, emergenze di fronte a cui ogni giorno perso è un crimine contro l’umanità e contro la giustizia».
Alla sovranità come via verso un nuovo e pacifico multilateralismo si aggiunge l’affermazione dello stesso principio per un nuovo protagonismo degli Stati europei a salvaguardia del lavoro e dei diritti sociali. «Il manifesto – afferma la coordinatrice marchigiana di Democrazia Sovrana e Popolare – mette in evidenza come da circa trent’anni, la cessione di sovranità abbia coinvolto tutti i governi che si sono succeduti, senza distinzioni di schieramento, a prescindere dalle contrapposizioni fasulle, di costume, funzionali a mobilitare il consenso di liberalconservatori e liberalprogressisti. Destra e sinistra sono entrambe liberiste, facce di una stessa medaglia che in comune hanno, da decenni, privatizzato importanti settori dell’economia pubblica e strategica, liberalizzato i mercati dei servizi fondamentali, devastato il sistema di previdenza sociale e smantellato i diritti dei lavoratori, a vantaggio delle istituzioni transnazionali ed antidemocratiche dell’UE e della BCE che hanno dettato i voleri dei monopolisti tramite (tutti) i partiti di governo, anche al livello degli enti locali. È arrivato il momento di cambiare».
Una battaglia di cui la Fioravanti non nasconde le difficoltà: «Siamo al quarto attacco ricevuto da Anonymous, dall’inizio della raccolta firme ad ora che è cominciata la campagna elettorale – spiega -. In questa condizione di ostilità e di evidente e deliberata riduzione degli spazi di democrazia nel nostro Paese rimaniamo l’unica voce di dissenso reale, l’unica ad aver firmato per il referendum contro l’invio di armi fallito anche a causa dell’assenza dei pacifinti televisivi, girotondini di sistema, che oggi si servono della parola pace per puro marketing elettorale. Siamo gli unici a dar voce e rappresentanza a tutti quei cittadini che dicono concretamente no alla guerra. Nonostante i tentativi di metterci a tacere. Noi ci siamo. Noi non ci pieghiamo».