Ascoli Piceno-Fermo

RCF San Benedetto, l’azienda conferma lo stop alla chiusura. E spera nei fondi per la riconversione

Nel confronto tra azienda e sindacati è emersa l'ipotesi di un piano industriale per il sito che potrebbe diventare un polo dell'elettronica. Ma i dipendenti sono scettici. Aumenterà la cig

Lo stabilimento Rcf a San Benedetto

ASCOLI – Il proprietario della RCF di Reggio Emilia, Artuto Vicari ha confermato di non voler chiudere lo stabilimento di San Benedetto del Tronto, che impiega adesso 23 addetti ( erano 30 un anno fa). Lo ha fatto davanti alle organizzazioni sindacali e ai rappresentanti della Regione Marche, nell’incontro che si è svolto ad Ancona.

Ma Vicari, da imprenditore 80enne di vecchio stampo e molto sicuro di sè, ha chiesto all’ente di aiutarlo ad avviare un progetto di riconversione industriale per il sito marchigiano. E questo con lo scopo di farne «un polo dell’elettronica» che oltre a consentire di mantenere l’occupazione, rilanci le attività nella fabbrica che era stata inaugurata appena tre anni fa. Fabbrica che evidentemente, a causa della grave crisi che ha colpito nell’ultimo anno la produzione di sistemi audio professionali per eventi e concerti, non ha molto futuro nello stesso settore in cui ha operato fino ad ora.

E per questo il nuovo piano industriale di RCF, presentato qualche tempo fa, legato ad un consistente finanziamento bancario di 44 milioni, prevedeva la chiusura di San Benedetto e il trasferimento dei dipendenti nella sede di Reggio Emilia (o il licenziamento per chi non avesse accettato). Tuttavia le proteste sindacali e delle maestranze hanno fatto ripensare le scelte dell’amministratore delegato, dando qualche speranza ad operai e tecnici, di cui 14 sono donne, per il loro futuro. Ma tutto è appeso ad un filo tenue, che è quello di eventuali fondi regionali che dovrebbero evitare la smobilitazione del sito piceno e favorire un rilancio possibile, sempre covid permettendo.

Da questo punto di vista la Regione si è detta disponibile ad un confronto. L’assessore al bilancio Guido Castelli, dopo aver elogiato l’atteggiamento positivo dell’imprenditore emiliano, ha detto che esistono «alcune misure di sostegno alle imprese tra le quali una nuova che prevede la riprogrammazione delle vecchie risorse europee proprio in favore delle aziende che non hanno dismesso ma che mantengono l’occupazione locale. Queste però devono presentare specifici progetti di riconversione industriale, che abbiamo una prospettiva di lungo periodo».

Presente all’incontro ad Ancona anche l’assessore regionale al Lavoro, Stefano Aguzzi che ha parlato di «dialogo costruttivo, che si sviluppa nell’ottica della tutela dei livelli occupazionali. Una premessa importante in questo momento di forte crisi, anche se noi abbiamo fiducia che ci possa comunque essere un’inversione di tendenza non appena la situazione pandemica si alleggerirà con un effetto rimbalzo di segno positivo su tutto il territorio».

Soddisfatti naturalmente dell’esito del tavolo regionale i sindacati dei lavoratori, a cominciare da Fiom Cgil e UILM Uil. Con loro anche le Rsu di fabbrica, che però vogliono vederci chiaro nei progetti dell’imprenditore emiliano: «Come è possibile – si chiede uno di loro – che in pochissimi tempo si passi dalla chiusura al polo di eccellenza?».

Tanto più che durante il confronto sarebbe anche emerso che l’azienda, proprio per il finanziamento ottenuto dalle banche, non potrebbe fare investimenti per i prossimi 6 anni. Quindi la strada per un riconversione del sito sambenedettese sembra ancora molto lunga, e non senza grossi ostacoli da superare.

Lo stop alla chiusura ha fermato per adesso i licenziamenti che sarebbero scattati ad aprile, ma non ha risolto le problematiche dell’attività produttiva locale. Di certo c’è al momento solo che i dipendenti dovranno fare grandi sacrifici, con l’aumento delle ore in cassa integrazione e la riduzione del loro reddito. La loro speranza è che al di là degli annunci roboanti, la Regione o comunque le istituzioni si facciano carico della loro situazione aiutandoli concretamente ad uscire dall’impasse attuale.