ASCOLI – «È prematuro nei confronti dei cittadini, con il rischio di ingenerare in loro false speranze, fare uscire ora ipotesi sulle zone nelle quali sarà ricostruita almeno una parte di Pescara del Tronto. Lo scenario e i luoghi sono ancora da definire». Cosi il vicesindaco di Arquata del Tronto, Michele Franchi – ora al vertice del Comune dopo la scomparsa del primo cittadino Aleandro Petrucci – commenta alcune notizie pubblicate dalla stampa locale, in relazione al futuro delle frazioni del paese montano del Piceno distrutte dal sisma del 2016. A cominciare da quella che fu rasa al suolo come Pescara, dove morirono a seguito dei crolli causati dalle scosse 47 persone ( su 51 totali), bambini compresi.
Nel sito dove prima esisteva l’abitato, con case ed edifici in prevalenza costruiti e modificati con interventi edili nel tempo, a valle del vecchio tracciato della statale 4 Salaria è ormai chiaro che non si potrà ricostruire nulla. Ma in alternativa, gli studi geologici e tecnici svolti da CNR, Ispra e Unicam hanno evidenziato la possibilità che alcune abitazioni o strutture possano trovare spazio in area limitrofe. Tra queste un luogo a monte della ex strada provinciale che attraversa la frazione, che sarebbe idoneo per lo scopo. Sempre nel caso che ci sia un numero di residenti abbastanza consistente per pensare alla realizzazione di un nuovo nucleo urbano, vicino a quello che fu la vecchia Pescara del Tronto.
«Alcuni vogliono tornare sul posto – spiega il vicesindaco – ma altri no, e quindi sarà da valutare bene la scelta da fare. Quanto all’area in questione, non c’è al momento alcuna certezza, e tutto sarà più chiaro quando fra un mese verrà presentato il Documento con le linee guida per la ricostruzione per tutte le 7 frazioni danneggiate pesantamente dal terremoto. Comunque sia – aggiunge Franchi – tutto sarà definito dal Comune in stretto coordinamento con l‘USR regionale, il Commissario alla ricostruzione Legnini e naturalmente anche le associazioni e i comitati del paese».
Intanto lo studio dell’architetto Stefano Boeri di Milano, che vinse nel maggio 2020 la gara per «firmare» la ricostruzione di Arquata, va avanti nel suo lavoro di redazione dei piani attuativi per le zone perimetrate del paese e delle sue frazioni. Un lavoro complesso, considerata l’orografia accidentata del territorio locale e la disposizione sparsa dei vari abitati colpiti dal sisma – Tufo, Capodacqua ed altri– situati alle pendici del Monte Vettore, a nord del tracciato della nuova Salaria.
Sempre secondo il vicesindaco Franchi, per velocizzare il processo è importante procedere anche con i «Piani straordinari di ricostruzione», che consentono di avviare i lavori anche nelle aree non perimetrate dai tecnici. Lavori che in alcune località sono già partiti, anche se sono in fase iniziale.
Nel frattempo nel vasto territorio di Arquata, che si estende sia a nord che a sud del corso del fiume Tronto, non è ancora terminata la rimozione delle macerie prodotte dalla demolizione di decine di edifici pericolanti. Questo è vero anche nelle frazioni più in quota del paese, a cominciare da Piedilama. Ma l’opera, almeno questa dovrebbe essere non lontana dal termine, a 5 anni dal terremoto.