Paolo Montero racconta le sue giornate passate in casa in compagnia della famiglia, da poco tornata dall’Uruguay: «Sto passando questi giorni impazzendo, chiuso in appartamento, per fortuna è arrivata la famiglia un mese e mezzo fa. Ho visto purtroppo quello che è successo a Bergamo, che è stata la mia prima città quando sono venuto in Italia vestendo la maglia dell’Atalanta per 4 anni. Una città, Bergamo, che mi ha accolto come un figlio. Sono molto dispiaciuto per quello che sta accadendo. Quello che si sta vedendo sui telegiornali è molto triste. Faccio anche fatica a pensare a quando torneremo in campo. È normale che ci siano molti interessi nel calcio, ma oggi quello che si sta vivendo in Italia è incredibile.
Solo pensando al numero di decessi, che hanno superato addirittura quelli registrati in Cina, la gente deve capire che non deve uscire. In questo periodo sono uscito solo due volte per andare al supermercato. Sono più di quindici giorni che non esco più facendo tutto on-line. Bisogna adattarsi, è un momento critico, ma l’Italia su questi temi è stata sempre un paese molto generoso. È dura non poter neanche salutare una persona per strada. Bisogna fare assolutamente questo sforzo che c’è stato chiesto, come hanno fatto in Cina».
In Uruguay, nel mio Paese, continua il tecnico rossoblù, «mi hanno riferito che è arrivata anche lì l’emergenza e faccio il tifo per loro. Siamo tre milioni di abitanti, molti dei quali di età avanzata purtroppo. Con la mia famiglia siamo molto preoccupati, ma so che hanno già preso immediatamente delle misure restrittive. Speriamo non si diffonda come nelle zone del nord Italia, perché rimarremmo veramente in pochi visto che, come detto, l’età media della popolazione è molto alta. Penso sia molto dura riprendere ad inizio maggio. Sento che ancora deve arrivare il picco, ma ancora non si sa quando. Non è ancora facile fare programmi o stabilire delle date certe.
Ottima l’iniziativa di raccolta fondi tramite la campagna “Gofundme” (questo il link: https://bit.ly/3cUfU9K) in favore degli ospedali dell’Area Vasta 5, comprendente le strutture ospedaliere di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. L’Italia è stato sempre il Paese numero 1 in tema di beneficenza, da sono arrivato per la prima volta. Tornando dopo tanti anni ho ritrovato la stessa generosità di allora, così come tra i calciatori stessi. Gli eroi sono infermieri e medici per il lavoro che giornalmente svolgono, come si vede in tv. Dobbiamo essere rispettosi verso il loro lavoro, il nostro sacrificio è irrisorio rispetto ai loro sforzi, immani. Sono veramente senza parole per quello che stanno facendo. Vorrei infine inviare un grande saluto a tutti i nostri tifosi, auspicando che tutto questo finisca al più presto».