SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per Massimiliano Galletti è risultata fatale la scheggia di un colpo di Rgp, un lancia granate anti-carro. È questo l’esito dell’autopsia effettuata all’ospedale di Kiev sul corpo del 59enne sambenedettese, primo civile italiano morto in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. A causa delle lesioni riportate l’uomo era rimasto in coma per un mese prima del decesso avvenuto il 28 ottobre. L’esito dell’esame conferma la morte per esplosione, come riferisce l’avvocato della famiglia di Galletti, Carla Tiboni.
Il funerale
Ora il Ministero della difesa di Kiev potrà concedere il nulla osta per il rientro in Italia della salma che avverrà via terra, passando per la Polonia, poiché lo spazio aereo è chiuso a causa della guerra. Ma non si avranno notizie certe fino a lunedì per il rimpatrio del 59enne dipendente del Comune di San Bendedetto. Ma intanto, in collaborazione con il sindaco Antonio Spazzafumo, è già stata allertata un’organizzazione di pompe funebri internazionale.
Intanto la Procura di Ascoli Piceno ha aperto un fascicolo sulla vicenda. In realtà la Digos, già la primavera scorsa aveva acquisito la documentazione sul caso Galletti presso il Municipio dove sarebbe dovuto tornare a lavoro perché il periodo di aspettativa era terminato. Era circolata infatti l’ipotesi che potesse essersi arruolato con dei legionari in difesa dell’Ucraina, ma dalla successiva ricostruzione dei fatti, Galletti, esperto nella guida di cani molecolari, si trovava in Ucraina come volontario non combattente per aiutare i soccorsi a Karkiv. Massimiliano operava, con il suo cane molecolare, alla ricerca dei feriti e delle vittime, con l’incarico di ’Soccorritore paramedico’.