Ascoli Piceno-Fermo

San Benedetto, dieci anni fa l’omicidio di Pietro Sarchiè

Il commerciante di pesce venne ucciso il 18 giugno del 2014. La città gli ha appena voluto intitolare un Largo

San Benedetto del Tronto
San Benedetto del Tronto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un dolore lungo dieci anni, quello che la famiglia di Pietro Sarchiè è costretta ancora a sopportare. Tanto è trascorso, infatti, da quel 18 giugno del 2014, quando il commerciante di pesce sambenedettese venne assassinato mentre svolgeva il suo lavoro. Per il decimo anniversario della sua morte, dunque, San Benedetto gli rende omaggio attraverso l’intitolazione di Largo Sarchiè. Un percorso partito con la targa scoperta in via Cappellini il 19 giugno del 2021.

Pietro Sarchiè

Il ricordo

La cerimonia si è svolta domenica al porto. Presenti, ovviamente, i famigliari di Sarchiè, i figli Yuri e Jennifer, la moglie Ave, e le due nipotine. «Per noi il dolore è sempre lo stesso, come se la tragedia fosse accaduta ieri – racconta Ave Palestini, moglie di Pietro Sarchiè -. Continuo a sentirlo molto vicino a noi e ce lo ha dimostrato in tanti modi. Ringrazio tutti coloro che hanno voluto ricordarlo e che hanno partecipato a questa cerimonia». Tra i partecipanti, anche una folta adunata dei granatieri provenienti dalle Marche (Ascoli, Fermo, Macerata e San Benedetto), e da Campania, Puglia e Lombardia. Momenti di commozione al porto, prima della messa celebrata nella chiesa di San Filippo Neri.

La vicenda

Pietro Sarchiè venne ucciso nel maceratese il 18 giugno 2014. I due siciliani Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore sono stati condannati in via definitiva rispettivamente all’ergastolo e a 20 anni di reclusione per aver pianificato e commesso il delitto. Santo Seminara condannato in primo grado dal Tribunale di Macerata a 3 anni e 6 mesi per favoreggiamento e ricettazione, è stato poi assolto in secondo grado. La procura ha infatti proposto appello ritenendo che il 49enne catanese avesse fiancheggiato gli assassini per consentire lo smontaggio del furgone di Pietro il cui cadavere è stato vilipeso e parzialmente bruciato prima di essere seppellito sotto un cumulo di macerie. Ma la Corte d’Appello di Ancona accogliendo la tesi della difesa, ha rigettato il ricorso.

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