Ascoli Piceno-Fermo

San Benedetto del Tronto, alla Palazzina Azzurra in mostra Michelangelo Pistoletto e Mary Zygouri: “Sub Rosa. Il segreto di Venere”

Inaugurazione il prossimo 18 luglio, l'evento si protrarrà fino al 29 settembre. «La Palazzina Azzurra si trasforma in un tempio dove si celebra la donna e dove per le donne si chiede un’attenzione tutt’altro che scontata»

foto ufficio stampa

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, uno dei luoghi più simbolici della città marchigiana,ospita dal 18 luglio al 29 settembre 2024 l’esposizioneSub Rosa. Il segreto di Venere. Mostra di Michelangelo Pistoletto e Mary Zygouri: per la prima volta il grande Maestro dell’Arte Povera espone in questa città. La mostra, promossa dall’Associazione Endeca Agitatore Culturale, Partner Fondazione Plart, Presidente Maria Pia Incutti, si avvale del Patrocinio del Comune di San Benedetto del Tronto e della Fondazione Pistoletto Cittadellarte ed è a cura di Rosalba Rossi. L’inaugurazione sarà giovedì 18 luglio alle ore 19.00.

Gli splendidi ed eleganti esterni della Palazzina Azzurra, dall’inconfondibile stile razionalista, ospiteranno la grande scultura in marmo bianco di Carrara e acciaio di Michelangelo Pistoletto “Rosa trafitta” (1982-83), praticamente inedita, mentre all’interno verrà esposto uno dei celebri Quadri specchianti degli stessi anni, un Ritratto di donna napoletana, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio. Mary Zygouri, artista visiva classe 1973 nata ad Atene che vive e lavora tra la Grecia e l’Italia, proporrà in grande sinergia un video della performance site-specific Venus of the rags/In Transit/Eleusis, che racconta una performance del 2014 in occasione della quale l’artista trascinò a mano su un carretto improvvisato nella periferia di Eleusi, in Grecia, una copia della Venere degli stracci (1967) di Pistoletto, esponendola per le strade come una sorta di macchina processionale laica.

Come sottolineano Antonio Spazzafumo, Sindaco di San Benedetto del Tronto e Lia Sebastiani, Assessore alla Cultura di San Benedetto del Tronto «la mostra delle opere di Michelangelo Pistoletto, che la città accoglie nel suo spazio espositivo più prestigioso, la Palazzina Azzurra, è motivo di grande orgoglio per l’Amministrazione comunale. Lo è per la caratura dell’artista, autentico monumento vivente dell’arte italiana, indubbio erede di una schiera di artisti innovativi e illuminati che da secoli rendono mito l’Italia in tutto il mondo. Lo è nella consapevolezza che questa iniziativa regalerà qualità immensa al cartellone delle iniziative programmate per l’estate 2024 che già si caratterizza per ricchezza e gamma di proposte davvero uniche. Infine lo è perché non è difficile prevederne il successo e la capacità di fungere da elemento di attrattività per un’ampia platea di appassionati d’arte provenienti da ogni parte del Paese».

A sottolineare l’importanza della mostra Sub Rosa. Il segreto di Venere anche le parole di Rossella Paliotto, Direttore della Fondazione Plart: «In questa occasione gli artisti Michelangelo Pistoletto e Mary Zygouri sono i protagonisti di un progetto espositivo che riguarda la figura femminile, ripresa dal mito e rielaborata in forme allusive ed evocative. La Palazzina Azzurra si trasforma, così, in un tempio dove si celebra la donna e dove per le donne si chiede un’attenzione tutt’altro che scontata».

La mostra

L’esposizione Sub Rosa. Il segreto di Venere. Mostra di Michelangelo Pistoletto e Mary Zygouri è connessa, imprescindibilmente, al valore di accrescere e dare impulso, concreto e fattivo, all’obiettivo della divulgazione culturale, promuovendo e mettendo in luce, per una diffusione alla collettività, la grande realtà del collezionismo privato.

Metafora delle sfide e delle sofferenze che l’umanità affronta, ma al contempo simbolo della capacità di persistere e fiorire nonostante le avversità, “La Rosa Trafitta” è un’opera che mescola poesia e dramma visivo. Rappresenta una ciclopica rosa scolpita in marmo bianco di Carrara, simbolo per eccellenza dell’amore e della bellezza, attraversata da un’asta di acciaio. Questo contrasto tra la delicatezza della rosa e la durezza del metallo e del marmo crea un potente impatto visivo e concettuale. La rosa, simbolo di vita, amore e passione, viene ferita ma non distrutta, suggerendo un messaggio di speranza e resistenza. «La Rosa Trafitta, maestosa e profetica come il suo creatore Michelangelo Pistoletto, imponente sussurra all’asta di acciaio, i versi di May Sarton, ergendosi, marchio di bellezza inesauribile, icona di morte e di Vita, coraggio e resa, tempo ed eternità, senza inizio e senza fine, nella sua essenza ambivalente. La geometria della sua forma, il cerchio, simbolo di perfezione, richiama la profondità del suo mistero, la ciclicità come fenomeno che diviene progresso temporale e trasla nel tempo, come la ruota che, dopo un giro, ritorna nella posizione iniziale seppur in un luogo diverso dal precedente. In questo Divenire, per traslato, cadenza il perpetuarsi della vita umana, dei movimenti, delle idee, delle scelte, delle responsabilità di ciò che a noi è noto e di ciò che invece ignoto è». Così la curatrice Rosalba Rossi.

«Esposta per la prima volta in occasione della personale al Forte Belvedere di Firenze nel 1984 la Rosa Trafitta è un’opera che – come preconizza la Ziguori nella performance del 2014 ritagliandola sulla Venere degli stracci – può migrare ovunque, vive in una dimensione apolide, not sited come definiamo le installazioni che non perdono forza cambiando luogo.[…] La scelta radicale del bianco di Carrara, di michelangiolesca memoria, dà un tocco antico, quasi neoclassico, mettendoci davanti a una condizione di familiarità senza che se ne capisca nell’immediato il motivo ma legata in realtà alla memoria ancestrale che il marmo in sé, testimone dell’antico, innesca in tutti noi. […] L’auspicio è che la Rosa Trafitta si possa continuare a vedere anche oltre la bella temporanea organizzata a San Benedetto del Tronto, dove la deliziosa sede razionalista della Palazzina Azzurra, da tempo sede di eventi culturali di livello, sarà per due mesi lo scenario per godersi, oltre al meraviglioso litorale adriatico marchigiano, una delle opere meno note e più interessanti del grande maestro biellese». (Tommaso Strinati).

Il video dell’artista greca Mary Zigoury, che ha realizzato con Michelangelo Pistoletto nel 2014, una versione della Venere degli Stracci in transito, incarna il cortocircuito tra antichità e contemporaneità e nella mostra a San Benedetto del Tronto si pone in profondo dialogo con l’opera di Pistoletto. Posta su un carretto, la Dea ripercorre alcuni tratti ideali dell’antica via Sacra di Eleusi, frequentata dagli iniziati ai misteri, transitando come in processione tra i luoghi più impersonali e degradati di quella superstrada, lasciando orme impresse di “Seguimi” ai proseliti ed acclamando “fuori i profanatori”.

Ciò che rende straordinari i Quadri specchianti di Pistoletto è la superficie riflettente degli specchi che costituisce una parte significativa dell’opera. Questa superficie riflettente introduce uno straordinario elemento di interazione e coinvolgimento dello spettatore: chiunque si avvicini a un quadro specchiante del Maestro viene immediatamente coinvolto nella composizione, poiché la propria immagine viene riflessa nella tela insieme all’opera stessa. Questo coinvolgimento diretto del pubblico è ciò che rende i quadri specchianti di Pistoletto così potenti. Gli spettatori non sono semplici osservatori ma diventano parte integrante dell’opera, fondendo le loro immagini con le rappresentazioni dipinte dall’artista. Questo processo di fusione visiva sfida le distinzioni tradizionali tra l’opera d’arte e lo spettatore, creando un’esperienza unica di connessione e auto-riflessione. «L’uomo dipinto veniva avanti come vivo nello spazio vivo dell’ambiente, ma il vero protagonista era il rapporto di istantaneità che si creava tra lo spettatore, il suo riflesso e la figura dipinta, in un movimento sempre “presente” che concentrava in sé il passato e il futuro tanto da far dubitare della loro esistenza: era la dimensione del tempo». (Michelangelo Pistoletto). E ancora: «Credo che la prima vera esperienza figurativa dell’uomo sia il riconoscere la propria immagine nello specchio, che è la finzione più aderente alla realtà. Ma subito dopo il riflesso dello specchio incomincerà a rimandare le stesse incognite, le stesse domande, gli stessi problemi che ci pone la realtà; incognite e questioni che l’uomo è spinto a riproporre sui quadri».

Occasione veramente unica, quindi, poter ammirare nella mostra a San Benedetto del Tronto, il quadro specchiante di Donna napoletana. «Portare l’arte ai bordi della vita per verificare l’intero sistema in cui entrambe si muovono è stato lo scopo e il risultato dei miei quadri specchianti. Dopo questo non rimane che fare la scelta: o tornare nel sistema dello sdoppiamento e dei conflitti con una mostruosa involuzione, oppure uscire dal sistema con una rivoluzione; o riportare la vita all’arte, come ha fatto Pollock, o portare l’arte alla vita, ma non più sotto metafora. […] Ogni mio modo di procedere è ora di fianco. Ogni mio prodotto è una liberazione e non una costruzione che vuole rappresentarmi; né io mi rifletto su di essi, né gli altri si possono riflettere su di me per mezzo dei miei lavori». (Michelangelo Pistoletto).

I quadri specchianti di Pistoletto incarnano un significato concettuale profondo. La superficie riflettente può essere vista come una metafora della realtà e della sua rappresentazione nell’arte. Riflettendo il mondo che li circonda, queste opere esplorano il concetto di dualità e l’interconnessione tra l’individuo e la società. Sono uno specchio letterale e figurato in cui gli spettatori possono contemplare non solo le proprie immagini fisiche, ma anche il loro ruolo nella complessità del mondo.

«Attraversiamo così insieme e camminiamo, sempre, invisibili sogni, che contengono organismi costituiti da idee e azioni. Sono ambiti dell’esistenza di ciascuno, attività mentali o prassi istituite da millenni. Le opere di Pistoletto propongono un percorso silenzioso per fare esperienza del senso dei varchi, per oltrepassarli, connettendo con il proprio corpo gli spazi delle idee». (Rosalba Rossi).

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