ASCOLI – «Basta con questi ristori umilianti. Noi vogliamo riaprire, in totale sicurezza». La protesta dei vertici e rappresentanti della Confesercenti di Ascoli e Fermo – 1200 soci complessivi – è andata in scena questa mattina – 7 aprile – presso la sede di San Benedetto, in via Manara.
Una protesta simbolica, come ha detto il presidente provinciale dell’associazione Sandro Assenti, ma che ha voluto comunque denunciare lo stato di estrema sofferenza causata dalle norme sul covid, di centinaia di piccole imprese e delle loro famiglie: «Molti dei nostri associati, in tutti i settori – ha detto Assenti – non sanno più come andare avanti, e riescono a mala pena a sostenere le spese per tenere in piedi le attività. Poi ci sono anche le tasse da pagare – ha aggiunto il presidente Confesercenti -. I Comuni cercano di spostare le scadenze, ma questo non è sufficiente. Occorre che molte di queste imposte vengano eliminate».
Il settore, in Italia ha perso in un anno 143 miliardi. Ma alle imprese ne sono arrivati solo 10, che per le pmi del commercio, turismo, ristorazione e servizi significa una media di 2 mila euro a testa. Un’elemosina che sta facendo infuriare tutti gli operatori di una categoria che rappresenta – è stato detto nell’incontro con la stampa – «l’asse portante dell’economia italiana».
Le perdite, nello stesso periodo sono state tra il 50% e il 65% del fatturato, per la maggior parte delle aziende; quindi per l’associazione di categoria bisogna subito cambiare strada.
E in prospettiva di una futura ed auspicata riapertura, occorre anche, ed intanto dare la possibilità concreta di procedere con le vaccinazioni: «Abbiamo proposto un protocollo d’intesa alla Regione Marche – ha ricordato Elena Capriotti, direttrice provinciale – che permetta alle nostre sedi di diventare punti di vaccinazione per tutti i soci. Ora siamo in attesa del via libera, e speriamo di poter procedere presto».
Da rilevare quello che ha sottolineato Angela Velenosi, a capo di un importante gruppo vinicolo, che di Confesercenti Ascoli e Fermo è la vicepresidente: «C’è un umore pessimo nelle piccole imprese, e molti non vedono la luce in fondo al tunnel. Ma quello che è più grave – ha aggiunto – è che in Italia ormai si è creata una spaccatura sociale preoccupante: da una parte i garantiti, che non hanno subito conseguenze dalle restrizioni per il covid, e dall’altra migliaia di aziende con i loro lavoratori che non sanno più come reggere la crisi attuale, pur avendo tutte le capacità per farlo. Da questa impasse bisogna uscire».
I dirigenti hanno spiegato che le ultime norme su ristori, con l’asticella posta al 30% del calo del fatturato per ottenere dei contributi, lasciano fuori due terzi delle attività. E questo è ritenuto inaccettabile.
Per questo Confesercenti, a livello nazionale, ha avanzato altre proposte per sostenere le imprese: un contributo, una tantum, automatico, un aiuto reale alle aziende con risorse a fondo perduto basato sui costi sostenuti, la reintroduzione del tax credit locazioni, una fiscalità di vantaggio per pmi e lavoratori autonomi.