ANCONA – «Seppur consapevole che un intervento capace di definire con certezza i confini di queste misure (bonus edilizi, ndr) fosse necessario e improrogabile, sono molto preoccupato per le ricadute che l’attuazione di questo decreto legge potrà avere nell’area del cratere sismico». Così in una nota il vice presidente del Consiglio regionale delle Marche Gianluca Pasqui (Forza Italia) sul decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali, arrivato ieri sera 16 febbraio a sorpresa con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri.
Per i nuovi interventi, il nuovo decreto del Governo prevede che non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo.
«Siamo ormai al settimo anno dal devastante terremoto del 2016 – fa sapere Pasqui – e la ricostruzione vera ha appena visto la luce, dopo aver a lungo stentato a partire. Lo stop alle agevolazioni sull’edilizia rischia concretamente di mettere una pietra tombale sulla ripartenza dei territori colpiti dal sisma, con conseguenze devastanti su tutto il comparto edile. Non ultimo, questa misura andrebbe a creare una vera e propria disparità di trattamento fra gli stessi cittadini terremotati, con quelli che hanno subito pochi danni e hanno potuto usufruire delle agevolazioni e quelli del ‘cratere vero’, i quali, oltre a non aver ancora visto la ricostruzione, non potranno avere accesso ai bonus. Faccio appello quindi alla sensibilità dei parlamentari di Forza Italia, presso i quali sarà mia premura intervenire, affinché in sede di conversione del decreto legge, nel dibattito parlamentare possano essere apportate le opportune modifiche che vadano a tutelare i territori del sisma i quali, mai come stavolta, rischiano di scomparire definitivamente e con loro tutto il patrimonio storico, umano, culturale che da millenni conservano», ha concluso Pasqui.
Sul tema è intervenuta anche la deputata maceratese del Pd, Irene Manzi. «Non vanno bloccati gli acquisti di crediti da parte di Regioni e Comuni e lo sconto in fattura: questo, certo, non risolverebbe i problemi delle imprese, abbandonate al loro destino dal governo, ma renderebbe meno drammatico l’impatto dello stop alla cessione del credito – ha fatto sapere in una nota stampa – Ci sono circa 8 miliardi di liquidità bloccati da mesi che mettono in pericolo la sopravvivenza di 40mila imprese del settore delle costruzioni: si rischia seriamente di bloccare 100mila cantieri e generare incertezza per un milione di cittadini».
«Le storture del superbonus vanno corrette ma non così – ha aggiunto la Manzi – Sostengo le sollecitazioni di CNA, di Ance e delle altre associazioni di categoria che, in queste ore, stanno evidenziando le gravi conseguenze del decreto adottato ieri dal Governo a danno di famiglie ed imprese. Deve essere chiaro a tutti che bloccare la circolazione dei crediti da un giorno all’altro significa far fallire le imprese. La conversione parlamentare del decreto sarà fondamentale per correggere una misura così iniqua e dannosa».
Sulla stessa linea il fermano Francesco Verducci, senatore Pd. «È gravissimo l’atto del Governo che con un decreto-legge cancella lo sconto in fattura per le imprese e la cessione dei crediti di imposta relativi al Superbonus e agli altri bonus edilizi», ha fatto sapere in una nota stampa. «Gli effetti possono provocare una catastrofe sociale ed economica. È una misura improvvisa che blocca oltre 100mila cantieri con effetti devastanti per migliaia e migliaia di imprese. Un atto irresponsabile che mette in difficoltà migliaia di famiglie, che rischiano di perdere tutto quello che hanno investito, e che mette a rischio migliaia di posti di lavoro nella filiera dell’edilizia. È un atto pesantissimo nei confronti di chi fa impresa e nei confronti delle famiglie che hanno riposto fiducia nello Stato. È un settore che ha bisogno di stabilità e programmazione, non si possono stravolgere le norme in continuazione e da un giorno all’altro. Imprese e famiglie hanno programmato investimenti ingenti e servono soluzioni equilibrate. Il governo ritiri questo atto, convochi le parti sociali e le autonomie locali per un intervento condiviso, e intervenga in maniera urgente per abbattere i costi di energia e materie prime».