ASCOLI PICENO – L’utilizzo di pesticidi nei campi e l’inquinamento atmosferico quanto incidono sulla nostra salute? Ne parliamo con la dott.ssa Renata Alleva, nutrizionista, presidente della sezione provinciale dell’ISDE (Associazione medici per l’ambiente) di Ascoli Piceno e membro del PAN (Pesticide Action network) Italia. Secondo l’esperta l’esposizione ambientale e l’alimentazione sono le prime variabili da considerare per la nostra salute.
Che cos’è l’ISDE? Di che cosa si occupa?
«L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente è nata nel 1989 da un gruppo di medici italiani consapevoli che per garantire la salute di ciascuno, i medici devono occuparsi anche della salute dell’ambiente in cui viviamo. Tra gli obiettivi di ISDE Italia, affiliata all’International Society of Doctors for the Environment – ISDE) e riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’OMS, c’è quello di favorire l’incontro tra scienza, politica ed etica. Fattivamente, ISDE promuove ed organizza incontri, eventi formativi per sensibilizzare e informare su tematiche ambiente-salute correlate; elabora documenti di particolare importanza a livello nazionale e internazionale per aree tematiche quali ambiente e salute, effetti sulla salute umana, inquinamento e salute globale».
Quali attività svolge l’ISDE nell’ascolano e nelle Marche?
«I temi principali di cui ci occupiamo riguardano l’agricoltura e l’utilizzo di pesticidi. In questi anni abbiamo promosso eventi e convegni su cibo, salute e sostenibilità ambientale perché un alimento è sano se viene prodotto senza l’utilizzo di pesticidi che impattano sulla nostra salute. Abbiamo anche partecipato a tavoli tecnici con dei sindaci per sensibilizzare sul tema e contribuire all’abolizione di alcune pratiche pericolose, come il diserbo del verde pubblico con glifosato, oggi classificato probabile cancerogeno di classe 2° dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Le Marche sono la regione dove è nata la prima azienda biologica (era il 1978) e questo modo di produrre deve tornare ad essere quello principale. È importante far capire quanto l’esposizione ambientale e il cibo siano le prime variabili da considerare per la nostra salute. Recentemente ci siamo occupati anche del 5G in quanto non ci sono studi che attestino la sicurezza di questa tecnologia per il cittadino».
Com’è la salute dell’ambiente marchigiano?
«Le Marche sono spesso citate come regione longeva, ma la vita media in salute è assai diminuita. Questo a mio avviso riguarda sia lo stile di vita personale che la salute ambientale. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, il report di Legambiente “Mal’aria” sulle concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2), relativo agli anni 2014-2018, evidenzia che Fano, Macerata, Pesaro e Ascoli Piceno sono i centri marchigiani con i dati più preoccupanti per sforamento dei limiti, registrati anche a Falconara, già afflitta dal problema della raffineria. Altro sito che è stato un SIN (sito di interesse nazionale) è il basso bacino del Chienti.
Riguardo ai pesticidi la Regione Marche ha approvato in via definitiva una legge per impedire ad agricoltori e aziende di usare circa 200 principi attivi, tra cui il glifosato, nelle zone vicine alle sorgenti d’acqua potabile. Sebbene sia un passo importante non riduce l’esposizione residenziale a pesticidi che desta particolare preoccupazione per le donne in gravidanza e bambini. Proprio in merito ai più piccoli va menzionato uno studio, nato dall’intuizione di alcuni pediatri dell’area di Fermo, per valutare la pubertà precoce osservata nelle bambine. Coordinato dall’ Istituto Superiore di Sanità e dalla Dott.ssa Enrica Fabbrizi, responsabile dell’UOD di Pediatria dell’ospedale di Civitanova Marche, lo studio, iniziato alla fine del 2018, è tutt’ora in corso e coinvolge i pediatri dell’Area Vasta 3 e 4».
Secondo lei c’è una correlazione tra inquinamento e pandemia?
«Difficile con i dati oggi disponibili fare delle affermazioni conclusive, tuttavia qualche studio scientifico ha confermato che l’inquinamento dell’aria è un importante cofattore che aumenta la mortalità per Covid-19 del 15% (Cardiovascular Research, cvaa288, https://doi.org/10.1093/cvr/cvaa288). Questo dato non mi sorprende, basti pensare che l’inquinamento influenza negativamente il nostro sistema immunitario e gran parte dei composti cancerogeni a cui siamo esposti costantemente che, una volta entrati nel corpo, agiscono in vari modi e alcuni direttamente sul nostro DNA. Oggi si parla solo di Covid, ma l‘inquinamento ambientale è causa di milioni di morti nel mondo per svariate patologie, prime tra tutte le patologie cardiovascolari, ictus e infarti, e patologie polmonari, tra cui anche tumori del polmone».
Manca un’informazione corretta sul tema?
«Più che correttezza di informazione, c’è la difficoltà a coinvolgere cittadini e decisori politici. Ho come l’impressione che a volte la gestione dell’ambiente venga vista come un problema secondario a questioni più urgenti. La salute pubblica va tutelata attraverso la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, ma questo concetto non sembra essere chiaro. Obiettivo ambizioso è creare meno malati e questo si può ottenere solo tutelando l’ambiente ed educando le persone ad uno stile di vita sano e sostenibile. Ognuno di noi può fare molto anche singolarmente, a partire da gesti quotidiani».
Come educare i bambini ad uno stile di vita corretto e al rispetto dell’ambiente?
«Tra le attività che ho intrapreso, sia come nutrizionista che come membro di ISDE, c’è quella dell’educazione alimentare e ambientale partendo proprio dai bambini delle scuole primarie del territorio. Quest’anno era in programma un progetto più ampio che prevedeva la formazione anche del corpo docente con focus sui temi di alimentazione, cambiamenti climatici, ambiente e salute. Il Covid ci ha rallentato, ma non fermato. Speriamo di rimettere al più presto in campo questo progetto».