ASCOLI PICENO – Venti farmacie nella provincia di Ascoli sarebbero pronte a somministrare il vaccino anticovid alle persone che vorranno richiederlo. Fanno parte delle 125 che in tutte le Marche hanno aderito alle iniziative di Federfarma.
Nel capoluogo sono due le attività che partecipano al progetto, finalizzato ad accellerare la distribuzione del prodotto che dovrebbe prevenire gli effetti del coronavirus: Panata in viale Marcello Federici e la Comunale 1 al centro commerciale Battente, a Marino del Tronto. Le altre che hanno dato la loro disponibilità nel territorio piceno sono a San Benedetto ( quattro ), Spinetoli, Colli, Offida, Monsampolo, Castorano, Castel di Lama, Appignano, Cupra Marittima.
Vaccini in farmacia: una procedura complessa da attivare
Allo stato attuale, comunque, si tratta di poco più di un annuncio, perché l’operatività deve ancora essere garantita. Le procedure per somministrare concretamente il vaccino sono infatti complesse.
Lo conferma il direttore della Farmacia comunale 1 di Ascoli, Lorenzo Galippa «Occorre individuare tre spazi separati dalle attività ordinarie – ricorda il farmacista – che possono essere sia interni che esterni ai locali. Poi a quel punto, quando tutto è stato organizzato secondo le regole sanitarie, si possono iniziare a prendere le prenotazioni. Ma anche qui – continua Galippa – una volta ottenuto un numero adeguato di richieste è necessario fare gli ordini ad un distributore intermedio, che solo successivamente, dopo almeno una settimana potrà consegnare le dosi di vaccino ordinare. Per quanto ci riguarda – prosegue il direttore della Farmacia comunale 1 – non siamo ancora operativi per avviare tale programma».
Insomma, buone le intenzioni dei promotori dell’intesa, ma per applicarle davvero e velocizzare la somministrazione ci vorranno tempi non certi brevi. E siamo in piena estate, con un caldo torrido che non facilita pratiche e movimenti di persone e cose.
Sempre sul fronte vaccini, c’è da segnalare che sarebbero un migliaio gli operatori sanitari dell’Ascolano che non hanno voluto sottoporsi al siero, e ai quali è stata inviata una lettera da parte dei vertici dell’Asur. Ma non sarà sufficiente un invito per obbligarli a un trattamento sanitario non obbligatorio.