ASCOLI PICENO – Tappa marchigiana oggi – 23 giugno – del ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna che arriverà in mattinata ad Ascoli Piceno. Alle 12.30 l’appuntamento è al Teatro Ventidio Basso per un incontro con il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, l’assessore alla Ricostruzione, Guido Castelli, e i sindaci dei comuni terremotati.
Per le 15 è convocato il Tavolo istituzionale del CIS (contratto istituzionale di sviluppo) Sisma alla Sala De Carolis del Palazzo Municipale nel Palazzo dell’Arengo. Al centro del confronto il contratto istituzionale di sviluppo per rilanciare le aree terremotate. «Una grande opportunità che va messa in rete e che deve far crescere la Regione» ha detto il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli a margine della seduta consiliare di ieri, mentre l’assessore alla Ricostruzione Guido Castelli ha sottolineato che si sta sviluppando un confronto con tutti i sindaci del cratere in merito alle prospettive offerte dal Cis.
«Si tratta di 160milioni stanziati con l’ultima legge di bilancio per il 2021 – ha affermato Castelli – che verranno distribuiti tra i comuni del cratere delle quattro regioni interessate, secondo una progettualità che vede impegnata la Regione Marche in particolare, nel compito di aggregare le domande dirette allo sviluppo infrastrutturale, allo stimolo delle attività turistiche. Insomma, ci aspettiamo un grande fermento da parte di comuni che saranno chiamati subito dopo la chiusura e il perfezionamento del Cis, a sviluppare progettualità per il Pnrr».
Castelli ha precisato che sulla gestione del Pnrr, la Regione Marche ha proposto d’intesa con il presidente Acquaroli e il commissario Legnini, di fare in modo che il miliardo e 780milioni che seguirà il Cis «possa essere gestito proprio dalla cabina di coordinamento del terremoto, per evitare che i meccanismi burocratici e verticistici di Invitalia possano menomare la nostra capacità di sintonizzarci bene sul territorio colpito dal terremoto».
L’assessore regionale ha spiegato che la Regione Marche con il confronto di oggi mette il ministro in rapporto diretto con i sindaci anche in vista della scadenza del 30 giugno, termine ultimo per trasferire e trasmettere le progettualità all’agenzia per la coesione.
«Abbiamo costituito un nucleo tecnico per registrare, ricevere e riaggregare i progetti» spiega, sottolineando che le direttrici che porteranno alla convalida delle progettualità sono la capacità di fare rete e di puntare sul turismo, con la possibilità di realizzare progetti di respiro interregionale. A tal proposito l’assessore ha citato il massiccio dei Monti Gemelli a cavallo tra Marche e Abruzzo e la piana di Castelluccio tra Marche e Umbria.
«Questo – afferma – sarà l’inizio di una lunga fase progettuale che terrà impegnati di qui al 2026 tutti i comuni del cratere». Per quanto concerne la possibilità di creare una zona economica speciale (Zes), Castelli ha spiegato: «Abbiamo sviluppato un colloquio tecnico con il ministero perché le Marche sono in transizione, ma lo sono diventate dal 2021 e quando era stata perfezionata la norma sulle Zes non lo eravamo ancora»: in ogni caso secondo Castelli le Marche, in quanto regione in transizione, «dovrebbe poter ambire ad avere la Zes», ma il Pnrr «non ci ha inserito nel segmento delle Regioni del Sud», allora «dobbiamo capire se possiamo essere recuperati alle regioni ammesse oppure se dobbiamo puntare sulle Zls».
Si tratta di zone logistiche speciali (Zls) che possono essere anche rafforzate e le Marche, avendo il porto di Ancona, che attiene alla rete Europea Ten/t potrebbe rientrare in questo filone, ma occorrerà capire se si potrà chiedere anche una Zls dopo aver già avanzato richiesta di Zes. Un terza possibilità, secondo Castelli, potrebbe essere quella di fare una Zes interregionale, strade diverse per le quali il confronto di oggi con la Carfagna sarà cruciale.
«In realtà non siamo Sud, abbiamo in numeri del Sud» afferma Castelli sollecitato dai giornalisti sul fatto se la presenza nelle Marche del ministro certifichi che in qualche modo la nostra Regione fa ormai parte del Sud , ma «c’è una terza Italia, così chiamata dai sociologhi, quella compresa tra Lazio, Umbria e Marche che ha dei numeri che la allontanano dalle locomotive padane. Non bisogna indossare la maglietta del Napoli o del Milan, occorre prendere atto che i numeri sono questi e che per un periodo di tempo bisogna avere il trattamento giuridico del Meridione, non perché lo siamo, ma perché non vogliamo esserlo».