Sono riprese ieri a Bergamo le trattative tra sindacati e vertici di Ubi Banca sull’aggiornamento del piano industriale al 2020 anche in vista dell’ingresso delle tre Bridge Banks (Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti). Dopo aver chiuso prima delle ferie la partita degli sportelli al pubblico, con la riduzione di 140 filiali nel perimetro dei tre istituti e delle loro controllate (tra cui 80 tra Banca Marche e Cassa di Risparmio di Loreto), la trattativa riparte sui nodi più spinosi, a cominciare dagli esuberi di personale.
Nel suo piano industriale, il gruppo bergamasco ha annunciato la riduzione del 13% dei dipendenti, dagli attuali 22.518 a 19.505, con 3.013 bancari in eccedenza, di cui 1.569 nei tre istituti di nuova acquisizione (Marche, Etruria, Chieti). Gli esodi volontari e incentivati attraverso il fondo di solidarietà riguardano l’uscita di 2.173 bancari, di cui 1.832 già spesati sul 2016 e oggetto di accordi sindacali (1.300 per Ubi, 532 per le tre bridge banks). Tirando la riga sulle eccedenze, e al netto di uscite fisiologiche dettate da pensionamenti o dimissioni, all’appello mancano ancora 1.318 posizioni per cui vanno individuate soluzioni. I sindacati temono che possano essere coinvolti in esternalizzazioni e cessioni di rami d’azienda e chiedono garanzie per tutti i lavoratori. Tra i nodi della discussione di questi giorni, l’assorbimento delle attività di Medioleasing in seno alla società di leasing interna ad Ubi.
Si procede intanto a grandi falcate verso la piena integrazione dei sistemi operativi e delle piattaforme informatiche. Tra le novità dei giorni scorsi, i siti web delle tre banche acquisite da Ubi, da cui sono scomparse le vecchie denominazioni. Non più Nuova Banca Marche ma Ubi Banca Adriatica, con Nuova Banca Etruria che pure diventa Ubi Banca Tirrenica, e Nuova CariChieti ufficialmente chiamata Ubi Banca Teatina spa. Un cambiamento imposto dalle norme sui salvataggi bancari, in virtù delle quali una banca in risoluzione, poi venduta, non può mantenere la vecchia denominazione. L’istituto di credito marchigiano sarà Banca Adriatica solo per poche settimane: è annunciata infatti per il 23 ottobre la fusione in Ubi Banca.
Di queste ore, infine, la notizia che il consiglio di sorveglianza di Ubi ha dato il via libera al progetto di fusione per incorporazione nella Capogruppo delle tre Good Bank e delle loro controllate, già deliberato lo scorso maggio. Il relativo atto è stato depositato presso il registro delle imprese di Bergamo. In particolare, si legge nel comunicato, la fusione per incorporazione in Ubi riguarda Banca Adriatica (già Nuova Banca delle Marche), Banca Tirrenica (già Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio), Banca Teatina (già Nuova Cassa di Risparmio di Chieti), e delle controllate Carilo-Cassa di Risparmio di Loreto e Banca Federico del Vecchio. Con una nota diffusa oggi ed il verbale pubblicato sul sito internet www.ubibanca.it (alla Sezione Soci) si rende nota l’approvazione della fusione anche da parte da parte dei consigli di amministrazione delle banche incorporate e dall’assemblea dei soci di Carilo. L’operazione di assorbimento – fa sapere Ubi – non produrrà alcun effetto sul numero delle azioni e sul capitale sociale dell’incorporante, dal momento che le suddette quattro società sono detenute al 100%, direttamente o indirettamente, dalla stessa Ubi Banca.