Questa mattina un gruppo di movimenti Radicali si è ritrovato a Villa Igea per testimoniare il suo sostegno alle donne che si sottopongono all’interruzione volontaria di gravidanza. Da qualche mese infatti un gruppo di volontari di Pro-Vita e della Comunità Papa Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi, si raccoglie in preghiera e manifesta contro l’aborto davanti alla casa di cura anconetana. Una protesta che gli antiabortisti tengono ogni primo venerdì del mese, perché è il giorno in cui vengono praticate le IVG.
Una protesta che non è piaciuta alle associazioni pro aborto, né al movimento dei Radicali, che la ritengono contraria ad una Legge dello Stato e lesiva del diritto di autodeterminazione della donna.
Abortisti e antiabortisti si sono incontrati intorno alle 9, nell’area esterna a Villa Igea, in un faccia a faccia pacifico al quale hanno preso parte i Radicali Italiani, i Radicali Marche, i Radicali Storici delle Marche, l’Associazione Luca Coscioni, l’Associazione Certi Diritti e il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito. Presente, al di fuori del suo incarico politico, anche il capogruppo consiliare del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi.
«Abbiamo manifestato per testimoniare la nostra solidarietà alle donne che si sottopongono all’interruzione volontaria di gravidanza e per contrastare ogni oscurantismo – spiega Enrica Caferri, coordinatrice regionale dei Radicali Storici delle Marche – Le donne non devono più essere importunate in un momento così delicato, come hanno fatto i Pro-Vita che si sono spinti addirittura all’interno di Villa Igea per approcciarle, tentando di convincerle a cambiare idea. Il loro diritto alla privacy va tutelato, perché sancito dalla legge. Siamo stanchi di vedere le donne etichettate con aggettivi pesanti. Tanti cittadini del quartiere erano stanchi di vedere questa sceneggiata e ci hanno chiesto di porre fine a questo scempio».
I Radicali e le associazioni pro aborto, nell’ambito di una manifestazione silenziosa, hanno affidato il loro messaggio di protesta ad alcuni cartelli, con i quali chiedevano rispetto per la donna. Un messaggio al quale Roberto Festa, medico e volontario del Centro di Aiuto alla Vita con sede a Loreto ha replicato ribadendo la necessità di porre fine all’aborto: «Proprio il vero e profondo rispetto per tutte le persone coinvolte nell’aborto procurato, i bambini, i genitori e gli altri familiari, il personale sanitario, gli amministratori e tutta la società che paga, deve spingere ogni uomo e donna di buona volontà a fare tutto il possibile, a cominciare dal pregare davanti agli ospedali pervertiti a luoghi di morte, per evitare che l’olocausto continui nell’indifferenza generale».