MACERATA – Parte dall’Università di Macerata il dibattito nazionale sul ruolo delle università “per costruire un Paese migliore, più giusto, più equo e meno diviso”. Sono le parole conclusive del presidente della Conferenza dei Rettori Italiani Gaetano Manfredi che ieri mattina, mercoledì 18 aprile, insieme ai colleghi della giunta, ha preso parte all’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo maceratese. «Porto il saluto – ha detto – di tutta la comunità accademica nazionale e lo faccio qui a Macerata dopo due anni molto difficili e complessi, il 2016 e il 2017, non solo per questa comunità, ma per il nostro paese, per il mondo intero».
Concetto ribadito anche da Ivano Dionigi, insigne latinista, già rettore dell’Università di Bologna Alma Mater, pesarese di origine, altro ospite d’onore dell’Ateneo, in apertura della sua prolusione: «Io credo che dovremmo ricordare più spesso, noi marchigiani, a noi e agli altri, un passaggio di “Viaggio in Italia” di Guido Piovene: le Marche sono il paesaggio italiano più tipico, e come l’Italia con i suoi paesaggi ed opere d’arte è un distillato del mondo, le Marche sono un distillato dell’Italia».
Manfredi ha parlato di una università che deve essere inclusiva, che offra le stesse opportunità anche alle persone più deboli e fragili, che conservi il grande valore di un sistema nazionale, che renda la competizione un’opportunità per mettere in campo le risorse migliori, trasformando la biodiversità in un punto di forza, con grandi realtà metropolitane e atenei più piccoli ma simbiotici con il proprio territorio, in grado di superare il provincialismo attraverso l’internazionalizzazione. Dionigi ha parlato della necessità dell’Umanesimo: «Non perché sia l’altra metà del pensiero, dei suoi interrogativi e delle sue soluzioni, non perché rappresenti l’altro punto di vista, ma perché tiene insieme i diversi punti di vista e li spiega. I tempi spiegano le tecnologie, l’umanesimo spiega i tempi».
Un ritratto in cui si specchia perfettamente l’Università di Macerata, un ateneo di medie dimensioni, fortemente specializzato nelle scienze umane e sociali, che, come ha sottolineato il sindaco, Romano Carancini, intervenuto per un saluto, «è un gene fondamentale della comunità, fattore decisivo, virtuoso, di crescita, da cui non possiamo prescindere. Dobbiamo crescere insieme, in equilibrio».
«Noi vogliamo fare della nostra Università un campus urbano internazionale che diventi anche uno spazio del dialogo, un caleidoscopio di etnie e lingue che avvicinano i popoli e incoraggiano alla pace» ha rimarcato il rettore Francesco Adornato, descrivendo un Ateneo in crescita, che ha superato i 12 mila iscritti ai tre livelli di formazione, ha rilasciato 1.976 lauree nel 2017, conta oltre 500 persone tra personale docente e non docente e accoglie oltre 600 studenti internazionali da 66 nazioni diverse. «I gruppi più numerosi – ha specificato Adornato – arrivano da Albania, Romania, Ghana, Russia, Ucraina, Polonia, India, Marocco, Pakistan, Cina, Grecia, Macedonia, Nigeria, Turchia. Ma ve ne sono di molti altri paesi: Ecuador, Kazakistan, Kirghizistan, Francia, Germania, Stati Uniti, Tunisia, Turchia. Insomma, il mondo si concentra in una secolare e accogliente».
Un mondo in cui si ritrova anche Oiza Queensday Obasuyi, studentessa di lingue, 23 anni, nata ad Ancona da genitori nigeriani, che ha parlato in rappresentanza dei suoi colleghi. «Sono cresciuta in un contesto italiano – ha dichiarato -, mi definisco italiana, tuttavia non rinnego le mie origini, anzi le considero un arricchimento del mio bagaglio bi-culturale. Il nostro ateneo offre molte occasioni di scambio culturale. Credo fortemente nell’intelligenza, nel coraggio e nell’entusiasmo di noi studenti. Dobbiamo e possiamo fare la differenza».
Il direttore generale Mauro Giustozzi ha testimoniato la buona salute dell’ateneo anche dal punto di vista finanziario. «L’attenta gestione, la revisione della spesa e l’innovazione di processo permettono di pianificare importanti investimenti nel settore edilizio e dei servizi agli studenti, che saranno potenziati grazie alle risorse provenienti dall’Accordo di programma con il Ministero, con importanti interventi nel settore delle infrastrutture per la didattica e le biblioteche, l’impiantisca sportiva e gli alloggi per universitari».
Con l’inaugurazione del 728° anno dalla fondazione, Unimc ha dato il via anche agli “Stati Generali di Ateneo”, un periodo di confronto e riflessione per «promuovere e utilizzare nuove categorie, nuovi paradigmi, nuovi modi di essere Università, al proprio interno e nel rapporto con il territorio e le sue istituzioni, scompaginando i vecchi schemi ingessati», ha spiegato il rettore Adornato. Stati generali ai quali sono chiamati a partecipare tutte le componenti della comunità accademica, compreso il personale tecnico amministrativo, per il quale è intervenuta Silvia Mozzoni. «Si tratta di un’opportunità per reinterpretare il nostro ruolo e il nostro lavoro all’interno dell’Ateneo».
Molte le autorità civili, militari e religiose presenti alla cerimonia, tra le quali: il presidente della Regione Luca Ceriscioli con il presidente del consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, il prefetto Roberta Preziotti, il presidente della Provincia Antonio Pettinari, l’arcivescovo di Loreto Fabio Del Cin, il vicario della diocesi di Macerata Pietro Spernanzoni, il procuratore regionale della Corte dei Conti Giuseppe De Rosa, il questore vicario Antonio Borrelli, molti sindaci della regione, rappresentanti degli ordini professionali, associazioni di categoria e istituzioni culturali in stretti rapporti di collaborazione con l’Ateneo.