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Acqua sulla Luna, sarà possibile la presenza umana stabile e sostenibile. Parola all’astrofisico

La NASA ha annunciato la scoperta nell'ambito del progetto SOFIA. Per le Marche abbiamo raccolto i pareri dell'astrofisico marchigiano Francesco Tombesi e di Francesca Cavallotti del Museo del Balì di Pesaro

“Fly me to the moon” cantava Frank Sinatra nel 1964, cinque anni prima dell’Apollo 11 e del “grande passo per l’umanità” di Neil Armstrong. Chissà cosa avrebbe pensato The Voice se avesse saputo che sarà addirittura possibile avere una città sulla superficie sfruttando l’acqua della Luna? Ebbene sì, avete capito bene e non si tratta di fantascienza.

La presenza di grandi quantità di acqua, H2O insomma, è stata confermata dalla Nasa che ha annunciato di averla rilevata in aree periodicamente illuminate dal Sole nell’emisfero della Luna a noi visibile. Sappiamo che in precedenza erano state trovate tracce di ghiaccio in alcuni crateri costantemente in ombra, e tracce di idrogeno ai poli, un indizio importante per ipotizzare che in alcune aree della Luna che rimangono sempre in ombra ci potesse essere del ghiaccio.

Progetto Sofia: iltelescopio a infrarosso di 2,7 metri di diametro installato su un aereo Boeing 747 che opera nella stratosfera terrestre a circa 12.000 metri di altezza.

La nuova scoperta è stata resa possibile dal progetto Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA), che ha permesso di individuare la presenza di molecole di acqua (H2O) nel cratere Clavius, uno dei più grandi crateri della Luna visibili dalla Terra, situato nella parte sud-occidentale della faccia osservabile della Luna. I risultati della scoperta sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista scientifica Nature.

Per capire le implicazioni e gli sviluppi di una simile scoperta abbiamo intervistato l’astrofisico di origine marchigiana Francesco Tombesi, 38 anni, laureato e dottorato in Italia, dopo otto anni da ricercatore alla NASA, da un anno è tornato in Italia al Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma “Tor Vergata” grazie al programma di rientro dei cervelli “Rita Levi Montalcini”. Francesco ha vinto diversi premi, come la Medaglia al valore scientifico dalla NASA nel 2016 e il Premio Aspen Institute Italia nel 2017, e le sue ricerche sono state pubblicate sulla copertina della rivista Nature.

Francesco Tombesi — The James Webb Space Telescope primary mirror turns to face the observation window, Building 29 cleanroom, NASA/Goddard Space Flight Center, Greenbelt, MD, May 4, 2016

Francesco, come si colloca la scoperta della NASA con l’astrofisica?
«Negli ultimi anni, grazie a nuove strumentazioni e studi sempre più dettagliati, l’astrofisica ci sta fornendo scoperte e sorprese che sembrerebbero quasi uscite da un libro di fantascienza. Solo per indicarne alcune: dal 2016 osserviamo onde gravitazionali, vere e poprie deformazioni dello spazio-tempo, provenienti dalla fusione di buchi neri; nel 2019 abbiamo ottenuto la prima immagine di un buco nero supermassiccio in accrescimento nella galassia M87; il mese scorso la possibile osservazione di molecole organiche nell’atmosfera di Venere».

Che cos’è la missione SOFIA?
«Il 26 Ottobre uno studio guidato dai miei colleghi al NASA Goddard Space Flight Center utilizzando i dati del telescopio a infrarosso SOFIA ha portato ad una nuova scoperta inaspettata: c’è’ acqua, molta di più di quanto ci si aspettasse, sulla faccia visibile della Luna! SOFIA e’ missione congiunta tra la NASA e l’agenzia spaziale tedesca. Questo e’ uno strumento unico del suo genere, un telescopio a infrarosso di 2,7 metri di diametro installato su un aereo Boeing 747 che opera nella stratosfera terrestre a circa 12.000 metri di altezza».

Quanto e perché è importate la presenza dell’acqua sulla Luna?
«La scoperta di quantità potenzialmente abbondanti di acqua sulla Luna è cruciale per la futura esplorazione del nostro satellite nell’ambito del programma Artemis della NASA, a cui collabora anche l’Italia con l’ASI e l’agenzia spaziale europea, e che punta a inviare la prima donna e il prossimo uomo sulla superficie lunare nel 2024. Grazie alla presenza dell’acqua, questa volta non sarà forse più un semplice viaggio di andata e ritorno, ma si potrà addirittura progettare e pianificare una presenza umana stabile e sostenibile sulla Luna. L’acqua sulla Luna infatti servirà per ricavarne acqua potabile, per il carburante dei razzi spaziali e tante altre applicazioni di cui una stazione lunare avrebbe bisogno. Chissà se, in un futuro non troppo lontano, potremmo prenotare la prossima vacanza estiva proprio sulla Luna».

IL MUSEO DEL BALI’
Sicuramente la Luna è uno degli oggetti astronomici che affascinano di più grandi e piccoli. Non per niente al Museo del Balì di Pesaro si osserva sempre attraverso i telescopi quando è presente nel cielo. I motivi sono tanti: da sempre fonte di ispirazione per l’immaginario collettivo, la Luna viene vista un po’ come alter ego celeste della Terra; è l’unico corpo celeste su cui l’uomo ha messo piede al di fuori del nostro pianeta, che lo rende un simbolo delle conquiste umane nell’esplorazione spaziale. Il fatto di vederla nel cielo a occhio nudo stimola la curiosità di osservarla ingrandita e la sua vicinanza ci permette di mostrare ai telescopi dettagli invisibili a occhio nudo come i crateri, le creste e i mari lunari. Così un oggetto familiare diventa improvvisamente qualcosa di diverso e di intrigante, un ricordo che accompagna le persone a casa alla fine della visita e che avvicina le persone alla cultura scientifica, che è il nostro obiettivo. Abbiamo cheisto a Francesca Cavallotti, reponsabile scientifica del museo.

Qunto è importante l’astronomia per la didattica del Museo del Balì?
«Il Museo del Balì è un museo della scienza interattivo con una forte vocazione astronomica. I suoi telescopi permettono l’osservazione del cielo sia a supporto delle aperture standard per il pubblico che ci viene a trovare durante il weekend, sia come evento a sé quando il museo è chiuso per gli appassionati del genere. E la Luna è sempre presente quando possibile: come nell’apertura di Halloween di sabato in cui abbiamo fatto osservare la seconda Luna piena del mese di ottobre, un evento abbastanza raro tanto da ispirare il detto anglosassone “once in a blue moon”; oppure durante le serate di approfondimento quando è possibile riprendere la luna al primo quarto con il proprio smartphone e se ne possono osservare le caratteristiche a più di 600 ingrandimenti». 

Come avete accolto la notizia della scoperta della NASA?
«La scoperta dell’acqua sulla Luna la avvicina ancora di più alla Terra, ce la rende ancora più familiare e nello stesso tempo ancora più affascinante. Sicuramente qualcosa che ci permetterà di fare quello che ci piace di più: chiacchierare di astronomia con tutti i nostri visitatori».

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