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«Aerdorica poteva essere venduta»

Emergono nuovi retroscena sullo scalo aeroportuale delle Marche. Vi sarebbe stato il concreto interessamento di alcuni gruppi privati all'acquisto della società fra il 2013 e il 2015, lo riferisce la Commissione consiliare di inchiesta

L'aeroporto di Falconara
L'aeroporto di Falconara

ANCONA – «Si infittisce la nebbia sull’aeroporto delle Marche». A dirlo è il presidente della Commissione consiliare di inchiesta Aerdorica, Sandro Zaffiri (Lega nord) al termine dell’audizione del consulente Helvia partners per la medesima società, negli anni tra il 2013 e 2015, Dalmazio Zolesi.

Dall’audizione sarebbe emerso con chiarezza l’interessamento concreto di gruppi privati, quali Novaport e i francesi di Egis, all’acquisto della società aeroportuale. Per i francesi, in particolare, tale intenzione sarebbe stata sottovalutata per il solo fatto di dover attuare un’ulteriore fase di approfondimento e fornire elementi più precisi e dettagliati sullo stato dei conti della Società.

«Zolesi – ha riferito Zaffiri – ci ha confermato la presenza di business plan molto seri e credibili e questa è l’ennesima prova che ci sono stati passi falsi o volutamente falsi. Arrivati a questo punto, vorremmo giungere a capire se ci sono stati gravi errori o valutazioni dilettantistiche da parte di alcuni esponenti dell’Esecutivo regionale».

Per il vicepresidente della Commissione Enzo Giancarli (Pd), a seguito delle audizioni fin qui svolte, «si conferma la bontà dell’idea originaria per cui la Commissione è stata costituita, cioè l’obiettivo di una grande operazione di verità e di trasparenza. Emergono poi continuamente dalle audizioni il valore strategico e la capacità attrattiva dell’aeroporto, dimostrati dal forte interesse di gruppi imprenditoriali privati di altri Paesi. Il dramma risiede nel fatto che queste operazioni, che sarebbero davvero state possibili, non si sono mai concretizzate».

Un rammarico per tutta una serie di occasioni perdute che è stato espresso ripetutamente da Zolesi, il quale ha parlato dell’aeroporto come una infrastruttura con un potenziale pari a quello dello scalo di Monaco di Baviera, ma con una società di gestione paragonabile ad un “monumento faraonico”.

Per Zolesi, «se le speranze di salvezza nel 2013 erano pari all’8%, oggi sono più flebili di un lumicino. Occorre pensare ad ipotesi alternative, quali quelle di ricostruzione creativa». Concetto ripreso da Zaffiri, per il quale «è giunto il tempo di mettere da parte progetti vetusti e ripetutamente sperimentati, per lasciare finalmente spazio a piani di logistica che prevedano l’integrazione tra aeroporto, porto e interporto».