ANCONA – Alluvione, ancora un rinvio. È stata infatti rimandata al prossimo 11 dicembre la decisione del giudice per le udienze preliminari Francesca Palma in merito alla richiesta di rinvio a giudizio di otto indagati, tra l’attuale e il precedente sindaco di Senigallia. Al centro dell’udienza c’era la richiesta dell’incidente probatorio per accertare il nesso di causalità tra l’evento alluvionale del 3 maggio 2014 e le morti di tre delle quattro persone decedute.
I legali degli indagati hanno chiesto dunque di capire se è stata davvero l’alluvione la causa dei decessi non avvenuti nell’immediato ma nel giro delle tre settimane successive a quel fatidico giorno in cui il fiume Misa inondò messa città di Senigallia. Alla richiesta si sono opposti ritenendo la richiesta dilatoria sia la Procura della Repubblica di Ancona, sia i legali delle parti civili, in rappresentanza di circa 400 persone fisiche e giuridiche. La richiesta di risarcimento sfiora i 50 milioni di euro a fronte di danni al patrimonio pubblico e privato per circa 180 milioni di euro.
A risponderne in sede civile potranno anche essere chiamate la Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Interni, a fianco del Comune di Senigallia, della Provincia di Ancona e della Regione Marche come confermato lo scorso settembre dal gup Francesca Palma.
Tra gli indagati vi sono l’attuale sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi e il suo predecessore Luana Angeloni, il comandante della Polizia Municipale e allora responsabile della Protezione civile Flavio Brunaccioni, il dirigente dell’area tecnica Gianni Roccato, il dirigente del settore ambiente e Protezione civile della Provincia di Ancona Massimo Sbriscia, il segretario generale dell’Autorità di Bacino della Regione Marche Mario Smargiasso, il segretario dell’Autorità di Bacino Libero Principi e l’ingegnere consulente del comune di Senigallia Alessandro Mancinelli. Sono accusati di vari capi che vanno dal pluriomicidio colposo al disastro ambientale, dall’inondazione alle lesioni fino all’abuso d’ufficio e falsità ideologica.
Durante l’udienza, il sostituto procuratore Irene Bilotta ha ricordato i motivi che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio delle otto persone, citando la mancata manutenzione del fiume, le problematiche sull’allertamento e quelle sulla prevenzione nei confronti della popolazione. Per le parti civili ha preso la parola l’avvocato Corrado Canafoglia, il quale ha ricordato invece un consiglio comunale in cui si votò per l’approvazione della deperimetrazione nel Pai (piano per l’assetto idrogeologico) delle zone a rischio esondazione: durante il dibattito in aula si disse che il diritto a costruire di pochi aveva prevalso sul diritto alla sicurezza di tutti i cittadini. L’alluvione secondo l’accusa non fu frutto di un evento imprevedibile – ha sostenuto Canafoglia – ma l’esito di scelte amministrative e urbanistiche.
Il gup ha dunque rinviato all’11 dicembre prossimo la decisione, per dare tempo agli indagati di replicare.