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Alta tensione fra la Whirlpool e le Rsu della sede impiegatizia di Fabriano

Rilasciato un duro comunicato per evidenziare i punti, a loro dire, di disaccordo rispetto all’accordo siglato il 25 ottobre del 2018 al ministero dello Sviluppo economico. Potrebbero esserci ulteriori spostamenti di uffici e mansioni, secondo i rappresentanti sindacali

Whirlpool
La sede amministrativa di Fabriano della Whirlpool

FABRIANO – Acque agitate in casa Whirlpool. Le Rsu della sede impiegatizia di Fabriano hanno rilasciato un duro comunicato per evidenziare i punti, a loro dire, di disaccordo rispetto all’accordo siglato il 25 ottobre del 2018 al ministero dello Sviluppo economico.

La multinazionale americana viene definita «inaffidabile» perché «le azioni recentemente intraprese dall’azienda si muovono nella direzione opposta», rispetto alla centralità della sede di Fabriano così come previsto dall’accordo sottoscritto. «Lo dimostra l’annuncio che interi uffici verranno de-localizzati in Polonia, Gran Bretagna e Russia e alcune attività impiegatizie in India».

Inoltre, la Whirlpool «ha totalmente disatteso il precedente piano industriale 2015-2018 e quello attuale nell’applicazione della Job Rotation e percorsi di riqualificazione per favorire la ricollocazione del personale in esubero. La solidarietà viene utilizzata in maniera del tutto arbitraria e non come stabilito dalla legge. Negli uffici vengono accorpate le attività delle persone e determinato l’esubero con Nome/Cognome, non in base al ruolo. Le persone individuate come esuberi vengono messe in solidarietà piena senza nessuna rotazione e anche se le altre persone dell’ufficio svolgono lo stesso lavoro o attività simili», si legge nella nota delle Rsu della sede dei colletti bianchi di Fabriano.

Anche sul piano etico ci sarebbero delle carenze. «L’azienda si è dotata di un codice etico e il presidente Marc Bitzer afferma che: “Non esiste un modo giusto per fare una cosa sbagliata, porteremo avanti il nostro business con onore, correttezza e rispetto per l’individuo e per la collettività in genere…”. Questo principio è stato costantemente sovvertito, sia nei modi che nella comunicazione. Le persone oggetto di impatti ri-organizzativi vengono trattate come degli oggetti di cui disfarsi, anche a costi importanti, e in maniera assolutamente discriminante. Viene calpestato il loro presente e le loro famiglie, oltre al loro rapporto di lavoro».

Si attenderebbero, infine, «ulteriori comunicazioni di cambi organizzativi, alcuni dei quali già annunciati e dei quali non si conoscono gli effetti, ma secondo le indiscrezioni ricevute ancora una volta l’impatto sociale e umano sarà molto alto».