JESI – Il giorno dopo la terribile tragedia sulla superstrada 76, il dolore è ancora più lancinante, se possibile. Le tremende immagini del tir carico di balle di fieno diretto all’Interporto per spedire il carico ad Abu Dhabi completamente ribaltato su un fianco e di quell’ambulanza della Croce Rossa di Senigallia che trasportava un paziente, distrutta, schiacciata dal mezzo pesante, hanno fatto il giro dei social suscitando un’ondata di unanime commozione. Nel terribile incidente hanno perso la vita il giovane Simone Sartini, il 28enne autista della Croce Rossa di Senigallia e il paziente che stava riaccompagnando a casa dopo una visita, Cosimo Maddalo (83 anni) di Senigallia. La comunità, le istituzioni e tutte le pubbliche assistenze della regione si sono strette al Comitato CRI di Senigallia, alle famiglie delle vittime, al volontario sopravvissuto che si trova ancora ricoverato all’ospedale di Torrette. Solidarietà arriva anche dal presidente della Croce Rossa comitato di Jesi dottor Francesco Bravi, che in poche parole interpreta i sentimenti di tutti i volontari e i dipendenti del Comitato di Jesi.
Il dottor Bravi esprime vicinanza e profondo cordoglio alle famiglie delle vittime dello spaventoso incidente stradale. «Lo sgomento per quanto accaduto – dice il presidente – ci fa sentire vicini ai nostri amici e colleghi senigalliesi e ci fa piangere con loro la perdita del giovane autista Simone Sartini, un ragazzo generoso, un “nostro” compagno di lavoro e la morte del signor Cosimo Maddalo, un paziente bisognoso di aiuto e tutela come quelli che quotidianamente trasportiamo sulle nostre ambulanze, che questa volta, non per nostra colpa, non siamo riusciti a proteggere».
Amareggiato, Bravi solleva una riflessione sul delicato ruolo dei sanitari e sui rischi che quotidianamente corrono. «Questo lutto colpisce al cuore tutta l’Associazione, ci coinvolge profondamente e ci fa sentire impotenti e fragili – aggiunge – proprio noi, che nelle emergenze siamo considerati un punto di riferimento e un’àncora di salvezza per la popolazione dei nostri territori. E, invece, come tutti, anche noi siamo vulnerabili e la generosità con cui svolgiamo il nostro servizio non ci salva né ci protegge dai pericoli di un lavoro che spesso è molto rischioso. Onore quindi, a questo nostro giovane collega caduto nell’esercizio delle sue funzioni. Pietà per il paziente deceduto con lui. Preghiere per la salvezza di Serse Cardarella, il secondo soccorritore, rimasto gravemente ferito nell’incidente. Ma anche vicinanza a tutti i volontari e i dipendenti – conclude il dottor Francesco Bravi – che ogni giorno percorrono in ambulanza le nostre strade per soccorrere chi ha bisogno di aiuto, anche a rischio della propria vita».