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Anche la crisi nel messaggio di Natale dell’amministratore apostolico di Fabriano

Massara, che nel luglio scorso ha preso il posto dell'attuale segretario generale Cei, Stefano Russo, ha richiamato tutti alla speranza e al dialogo, anche di fronte alla situazione che attanaglia il territorio da oltre dieci anni

Mons. Francesco Massara in Cattedrale a Fabriano

FABRIANO – «In questi mesi trascorsi con voi, ho constatato la grave situazione in cui versa questo territorio. Dopo aver conosciuto anni di benessere grazie alle numerose e fiorenti attività produttive, il dissesto economico globale, il trasferimento all’estero di molte fabbriche e la drastica riduzione di investimenti nel settore industriale ha provocato un contraccolpo pesantissimo per molte famiglie. La bellezza paesaggistica di questo territorio e la ricchezza culturale, storico-artistica custodita nei molti musei di Fabriano e dintorni, non sembra essere più sufficiente ad attirare turismo e dare nuovo impulso all’economia locale», questo l’incipit del messaggio di Natale dell’amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara, attuale vescovo della diocesi di Camerino-San Severino Marche, rivolto a tutti i fedeli.

Un passaggio che testimonia come Massara, a partire dalla sua nomina avvenuta nel luglio scorso, abbia avuto il tempo per conoscere la situazione di Fabriano e del suo comprensorio. «Nonostante questa situazione così precaria e disorientante, per noi cristiani è importante saper alimentare l’atteggiamento di speranza senza mai perdere di vista lo spirito della condivisione e della gratuità. A volte, la perdita delle nostre sicurezze può rappresentare uno stimolo alla ricerca di vie alternative attraverso il dialogo, la conoscenza reciproca e l’apertura all’altro mettendo a disposizione ciò che siamo prima di ciò che abbiamo».

Dunque, un messaggio all’insegna dell’apertura e del dialogo. «La non accoglienza di Dio nella nostra vita rispecchia tante altre nostre chiusure: il rifiuto inconsapevole di noi stessi che si traduce in scelte egoistiche; una sempre più dilagante cecità che diventa spesso ostilità verso il bisogno dell’altro. Infine, l’indifferenza verso il creato del quale sappiamo sfruttare la ricchezza, senza imparare a custodirlo come nostra casa comune. Accogliere il Signore significa allora saper riconoscere queste “possibilità” presenti nella nostra vita spesso in modo silenzioso e nascosto, altre volte in maniera eclatante e visibile. La nascita di un figlio, anche nelle difficoltà contingenti, rappresenta il dono più bello che rallegra il cuore e rinnova il mistero della vita. Infatti il Papa, nella sua recente lettera apostolica Admirabile signum ha voluto sottolineare l’importanza del presepe perché “rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del figlio di Dio con semplicità e gioia”. Anche questo è un modo semplice per accogliere “Dio che si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma”».

Accogliamo, quindi, «con amore e gratitudine il figlio di Dio che viene tra noi attraverso i gemiti del parto, condividendo le nostre fatiche e facendosi umiliare fino alla fine dalla nostra indifferenza. Con la nostra accoglienza, cerchiamo di modificare l’esito drammatico del Vangelo e, invece del rifiuto, impegniamoci a riconoscere che siamo quelli che Egli è venuto a salvare: i suoi. Auguro a tutti voi una lieta e serena festa del Natale del Signore», si conclude il messaggio dell’amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica.