ANCONA – «Aborto libero, sicuro e gratuito». È la richiesta lanciata dalla rete transfemminista ‘Non una di Meno’ che ha organizzato per il 6 maggio ad Ancona una manifestazione nazionale «perché il diritto all’aborto non sia garantito solo su carta». La mobilitazione nazionale che si terrà alle 14:30 in Largo Fiera della Pesca, vuole riaccendere i riflettori sull’interruzione volontaria di gravidanza.
«Non una di Meno sarà ad Ancona, dove l’aborto non è più garantito, perché la situazione in questo territorio è un simbolo – spiegano in una nota stampa -. Nonostante anni di denunce, quando si prova a prenotare un’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche, viene consigliato di spostarsi direttamente in un’altra regione. Non si tratta di un caso isolato: in Molise c’è una sola medica non obiettrice di coscienza in tutta la Regione, in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%, in Campania si pratica IVG (interruzione volontaria di gravidanza) in meno di ¼ dei reparti di ginecologia, in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali».
Nelle «Marche, Umbria, Abruzzo, Piemonte, Veneto» secondo la rete transfemminista sono state «messo in campo politiche di drastica riduzione dell’accesso all’IVG, tolleranza dell’obiezione di coscienza di struttura, ingresso e finanziamento delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici e smantellamento dei consultori stessi» si legge nella nota.
La richiesta di ‘Non una di Meno’ è quella che la legge 194/78 «cambi, ma a partire dai nostri bisogni e da alcune rivendicazioni chiave: l’abolizione dei 7 giorni di riflessione dopo aver ottenuto il certificato IVG, l’abolizione dell’articolo 9 che disciplina l’obiezione di coscienza, la somministrazione della RU486 in tutti gli ospedali e consultori, l’estensione del numero di settimane per accedere all’IVG, la sperimentazione dell’aborto telemedico in piena sicurezza, la formazione di tutto il personale perché sia garantita accoglienza adeguata a tutte le persone che decidono di abortire a prescindere dal loro genere».
Lo slogan scelto per la manifestazione è «’Interruzione volontaria di patriarcato’, cioè la fine di un sistema che opprime le donne e le persone LGBTQIA+. La visione del Governo supporta un’idea di patria fondata sul mito della famiglia borghese, patriarcale, bianca, con rigidi ruoli di genere, che non rappresenta in nulla le vite di tantissime persone in questo Paese, e si inserisce in una visione politica che attacca l’autodeterminazione di tutte le soggettività marginalizzate». Il riferimento della rete transfemminista è alle proposte di legge presentate in Parlamento «per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione», all’attacco alla «genitorialità LGBTQIA+».
Non Una di Meno «intende costruire questa giornata in rete con quella opposizione sociale che mette al centro la connessione tra diritti sociali e diritti civili, smascherando, a partire dal vissuto di tutte le persone che saranno in piazza ad Ancona, chi li narra ancora come divisi».