ANCONA – Obbligo di indossare la mascherina all’aperto anche nelle Marche. Lo ha deciso il nuovo presidente regionale Francesco Acquaroli, questa mattina nel corso dell’incontro con i vertici della sanità regionale, in occasione del suo primo ingresso ufficiale da governatore a Palazzo Raffaello. L’obbligo di indossare la protezione facciale su tutto il territorio regionale per tutto l’arco della giornata scatterà dalle 00 del 4 ottobre. Acquaroli ha siglato l’ordinanza.
Non solo nei luoghi pubblici al chiuso, ora anche all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico, nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie, lungomari) è previsto l’obbligo di indossare la mascherina in caso di formazione di assembramenti anche di natura spontanea e o occasionali. Esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni, i portatori di patologie incompatibili con l’uso della mascherina e le persone durante l’esercizio di attività motoria e/o sportiva. Per assembramento, si intende ogni agglomerato con più di 2 persone dove non è possibile mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro.
«Una delle priorità per tutti i cittadini marchigiani – ha dichiarato Acquaroli – è tenere sotto controllo l’evoluzione del Covid senza creare allarmismi, ma pronti ad affrontare una ripresa della pandemia che sta interessando anche il nostro territorio».
Le Marche dunque, come il Lazio e la Basilicata, seguono la via della mascherina obbligatoria all’aperto, nei luoghi a rischio di assembramento per tutto l’arco della giornata e non più solo dopo le 18, come finora previsto.
«L’intento – ha tenuto a precisare il nuovo governatore – non è quello sanzionatorio, ma di una responsabilizzazione di tutti i cittadini: ognuno di noi può contribuire alla prevenzione sulla quale dobbiamo continuare a tenere alta la guardia».
Affiancato da Mario Becchetti, ex capo di gabinetto del governatore Gian Mario Spacca e dall’esponente di Fratelli d’Italia ed ex consigliere regionale Fabio Pistarelli, spin doctor di Acquaroli in campagna elettorale, il nuovo presidente ha incontrato la dirigente del servizio Sanità Lucia Di Furia, il direttore Asur Marche Nadia Storti, i direttori generali delle Aziende Ospedaliere Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi e Marche Nord Maria Capalbo, e dell’Inrca Gianni Genga, i quali hanno presentato al governatore i dati aggiornati sull’andamento della curva epidemiologica.
«Non c’è un dato particolarmente eclatante» ha affermato, «ma bisogna essere molto attenti per combattere la pandemia, quindi massima attenzione su tutti i fronti». L’altro fronte caldo è quello delle scuole e del trasporto pubblico locale, per il quale Acquaroli ha affermato «va posta una attenzione fortissima». Inoltre ha annunciato che «l’Asur si è dotata di tamponi rapidi che potranno essere utilizzati già dai prossimi giorni per eventuali casi sospetti anche nelle scuole per accorciare i tempi di risposta. L’attenzione è molto alta sul settore scolastico: il 18 ottobre è stato fissato come termine entro cui valutare a livello nazionale e regionale le effettive conseguenze a seguito dell’inizio delle lezioni in classe».
«Riusciamo a fronteggiare la pandemia – prosegue – se siamo responsabili e siamo responsabili se riusciamo a rispettare le regole: ma se non rispettiamo le regole la situazione diventa complicata perché i focolai richiedono delle misure particolari che hanno un danno sociale ed economico. Dobbiamo assolutamente mettere in campo tutte le iniziative volte alla precauzione e alla cautela nei confronti della cittadinanza».
Fondamentale per Acquaroli «non fare del trattamento del virus un atteggiamento ideologico o propagandistico» per non rischiare di «rincorrere il virus nei suoi effetti», serve piuttosto «un atteggiamento pragmatico oggettivo e sereno anche tra le parti politiche».
Una decisione, quella sull’obbligo della mascherina anche all’aperto, che il neo governatore ha subito chiarito di aver voluto assumere solo dopo il confronto «con le autorità sanitarie competenti» con le quale intende «relazionarsi e discutere», per poi, solo dopo «eventualmente prendere i dovuti provvedimenti».
Sollecitato dai giornalisti sulle priorità ha detto «le cose da fare sono tantissime e tutte all’ordine del giorno, dalla pandemia alla ricostruzione dalla crisi del lavoro agli effetti sulle imprese del ritorno della pandemia: ci sono dei dati relativi al secondo trimestre che sono assolutamente allarmanti anche per la nostra regione». Poi le infrastrutture, i fondi del recovery fund: «Cercheremo di affrontarli tutti nell’ordine della priorità e della emergenza».
Sul ruolo del Covid Hospital di Civitanova Marche ha affermato: «Non abbiamo un approccio ideologico, il Covid Hospital sicuramente non lo potremo aprire per tre pazienti, perché aprirlo per un numero di pazienti troppo basso significa togliere risorse di personale alle strutture e alla normale attività».
Acquaroli anche in questo caso ha spiegato che sarà una decisione concertata con «con chi si occupa in prima linea di sanità», operatori, dirigenti, «nel reciproco rispetto tra chi lavora nella sanità e chi ha responsabilità. Inoltre ha spiegato che due moduli del Covid Center, con 28 posti letto, «sono pronti all’utilizzo, il sistema di sorveglianza è attivo e i macchinari vengono controllati costantemente. La struttura c’è, speriamo che non serva, ma se dovesse servire la utilizzeremo».